Prima che nevichi, se il tempo tiene, prendiamo l’autobus urbano, l’auto o saliamo a piedi oltre le case di Col, fino al masso - già palestra di
roccia - sulla Statale 48, poco prima della galleria, nei pressi del belvedere dove d'estate tanti turisti in transito si fermano volentieri.
Proprio di fronte infiliamo il sentiero, che alcuni fa il Cai ha sistemato e segnalato, internandoci subito fra le rocce di Crepa, che incombono sulla strada.
La traccia sale ripida in un ombroso bosco di latifoglie intercalato a salti rocciosi (un tempo ricordo che qui era steso un tratto di fune di
ferro per sicurezza). Rasenta poi uno steccato, dal quale si
gode un bel panorama, e porta proprio davanti all’Ossario dei caduti della Grande Guerra di Pocol, un monumento importante che tanta nostra gente neppure conosce e
visita.
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12 novembre 2006 |
Dopo una breve sosta, sul retro del monumento prendiamo il sentiero 451, che scavalca la rocca di Crepa e
scende fra la vegetazione, con qualche ausilio dato il terreno scosceso, fino a giungere in vista della strada sterrata detta d'Inpocrépa, che sale dalle case di Lacedel fino a Pocol e fino al 1909 era l'unico accesso da Cortina al Passo Falzarego..
Oltrepassato un tratto sotto roccia (foto), prima di confluire nella strada, deviamo a destra e per una traccia poco marcata tra gli alberi in breve ci riportiamo al punto di partenza.
In un’oretta avremo portato a termine un simpatico anello escursionistico, che ha tre aspetti degni di nota: fino a qualche tempo fa, fra quelle rocce dimorava la colonia di camosci più
“meridionale” d’Ampezzo; sul sentiero è improbabile incontrare folle vocianti; nel tratto in salita (che però nessuno vieta di seguire anche in senso contrario), l’atmosfera è antica, un po’ gotica.
Il luogo è piacevole e solitario: non siamo lontani dalle case ma pare di essere tra le montagne, e intorno a quelle rocce ci si potrebbe aspettare di sentire gli spiriti
di Maria de Zanin, del soldato che la insidiava a Volpera, delle anguane di Federa, di Ester che morì ai piedi di Crepa, di Angelo "Moisar" che nel suo "landro" si isolava dal mondo e di chissà chi altri.