4 set 2021

150° della prima ascnsione del Becco di Mezzodì

C’è ancora un po' di tempo, ma vale la pena anticipare che il 5 luglio 2022 cadrà una ricorrenza interessante per la storia d’Ampezzo: i 150 anni da quando due uomini salirono per primi l’inaccesso Becco di Mezzodì (Sasso di Mezzodì, nei verbali confinari di un secolo prima).
Il Becco fu la prima sommità del suggestivo gruppo della Croda da Lago, posto a sud-est della conca di Cortina, a suscitare l’interesse di qualcuno: il Capitano scozzese W.E. Utterson Kelso e Santo Siorpaés Salvadór, ardita guida alpina quarantenne che da anni andava aggiungendo al suo carnet le cime più ostiche del suo paese e non solo.
Al tempo della prima ascensione il Becco, che raggiunge i 2602 m. sul livello del mare, era 
Il Becco di Mezzodì
dal pascolo della Prensèra da Lago (foto E.M.)

condiviso senza problemi tra l’Austria-Ungheria a nord ed il Regno d’Italia a sud: da questa parte, dopo un’accurata ispezione, la guida stabilì di salire col Capitano, infilando due camini che daranno del filo da torcere ad alcuni suoi seguaci e ancora oggi costituiscono una barriera degna di rispetto.
Il punto d’appoggio per salire sul Becco, meta molto trendy almeno nel primo cinquantennio dell’alpinismo dolomitico ma oggi messa un po' in disparte perché di accesso non proprio breve, difficoltà ridotta, dolomia friabile, fu inaugurato il 2 settembre 1901, accanto all’incantevole Lago di Federa, per volontà dell’estrosa guida Giovanni Barbaria. Sul Becco si salì soltanto dal lato «italiano» fino al 1908, quando Bortolo Barbaria e Giuseppe Menardi affrontarono con due clienti e vinsero dopo un tentativo il difficile e muschioso camino che guarda il rifugio e da allora porta il nome dell'ostinato Bortolo, «Camino Barbaria».
Il centenario della conquista della cima, che fu per secoli la meridiana degli ampezzani, fu ricordato dalla Sezione del CAI con una sobria celebrazione il 30 luglio 1972. Quel giorno all’ingresso del rifugio, allora gestito dalla famiglia di Renato Siorpaés, pronipote di Santo, fu scoperta una targa in memoria del duo che si era spinto per primo su quella punta. Ci fu la Messa, poi alcuni Scoiattoli salirono la variante Costantini-Ghedina al Camino Barbaria, aperta nel 1942, e risultò una bella festa.
La ricorda un tredicenne che vi partecipò con il padre, e fin da allora era interessato alle montagne di casa e alle loro storie. Chissà se quel lontano festeggiamento si potesse rievocare?

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...