Alcuni anni fa, in pieno agosto, misi piede con un amico sulla sommità di una
montagna assolutamente “fuori dal coro”: la Cima Scotèr, gruppo
delle Marmarole, ben visibile dal centro di S. Vito di Cadore e
incredibilmente ignorata.
Un buon appiglio per salire la montagna era stata la
descrizione pubblicata da Luca Visentini in “Antelao Sorapiss
Marmarole” nel 1986, dove si leggeva: “È cima tra
le più belle di questa regione. Irragionevolmente dimenticata e
trascurata. Notata, indicata sulle carte, ma sprofondata nel segreto
di quei pochi – 10 salite dal 1940 al 1985!- che hanno potuto
ammirare, calcando la sua vetta, l’immagine più diretta ed ideale
dell’Antelao …”
Cima Scotèr, dall'Antelao (photo: courtesy of skiforum.it) |
L’anno in cui salimmo, in vetta eravamo i
secondi: dopo di noi non so, ma penso che ben poche persone giungano ogni stagione sullo stretto terrazzo sommitale della Cima, superando i cento
metri circa di dislivello che lo dividono dal temuto Passo del Camoscio,
con difficoltà intorno al primo grado superiore su rocce piuttosto friabili ed esposte, ma che non ricordo molto problematiche.
La prima ascensione della Scotèr si deve ad una folta comitiva: i germanici Ernestine e Otto Lecher e C. Reissig con le
guide ampezzane "Joani Zuchìn", "Cànjelo Bonèl", "Piero de Jènzio" e "Cànjelo de Valbòna", il 25/8/1900.
Una curiosità: nei libretti
di "Tita Valiér" (1878-1952), brava guida
alpina sanvitese in auge fra gli anni ’10 e ’30 dello
scorso secolo, ho trovato le attestazioni di quattro salite con
clienti sulla prospiciente, e un po' più impegnativa Cima Belprà, ma nemmeno una sulla Cima Scotèr, che pure impone sul paese a noi vicino un'alta e massiccia figura.