Ricorrono 108 anni dalla nascita di Rinaldo Zardini Folòin, umile e straordinario compaesano deceduto nel febbraio 1988, che da semplice collezionista di fossili divenne un autentico uomo di scienza. La comunità ampezzana lo ha ricordato nel modo migliore, dedicandogli il Museo Paleontologico delle Regole a Pontechiesa. A chi scrive, più interessato alla storia dell’alpinismo che a quella naturale, non è sfuggito, e preme rilevare che, tra i molteplici interessi che colmarono la sua operosa esistenza, Rinaldo Zardini vantò anche quello dell’arrampicata. Non fu un campione del sesto grado, ma soprattutto a cavallo tra gli anni Venti e Trenta dello scorso secolo, svolse una buona attività alpinistica, spesso con l'ardimentosa sorella Olga. Anche le Dolomiti d'Ampezzo lo ricordano nel modo migliore, testimoniando la sua passione giovanile con due vie alpinistiche: la “Via Olga” sul diedro NW della Cima W della Torre Grande d’Averau, un robusto V salito il 15/7/29 con la sorella e la guida Enrico Lacedelli Melero (1908-45), e la parete W della Cima Caşon de Formin sulla Croda da Lago, scalata il 17/7/30 con Olga e le guide Angelo Dibona Pilato (1879-1956) e Luigi Apollonio Longo (1899-1978). Quest’ultima scalata, valutata da Berti di III-IV, da un amico Scoiattolo, che l’ha ripercorsa alcuni anni fa, è stata stimata assai più impegnativa. La figura di Rinaldo Folòin rimane perciò effigiata anche sulle crode d’Ampezzo, che credo egli abbia conosciuto tutte, sulle quali salì per decenni facendone conoscere al mondo intero i segreti più reconditi. A oltre vent'anni dalla sua scomparsa, mi piace ricordare ancora la distinta immagine dello studioso, che purtroppo conobbi e potei apprezzare già anziano, anche attraverso le due prime salite in cui si cimentò in gioventù, delle quali la storia alpinistica conserva intatto il ricordo.
Le mie montagne, con la loro storia e le vicende di chi le ha vissute e amate e oggi le conserva nei pensieri: anzitutto le montagne ampezzane, ma qualche volta anche altre. Berg Heil!
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