Grazie all'intermediazione di Saverio, ho avuto in mano un'interessante "pagina di diario". In essa Albert, nipote di Amedeo Angeli (Sindaco di Cortina nel 1956-65, a sua volta nipote di Amedeo Girardi, l'albergatore che nel 1910-11 salì - con le guide Angelo Dibona e Celestino de Zanna - il Campanile Rosà, la parete N della Cima N della Torre Grande e la Torre Quarta d'Averau), descriveva la prima (e anche l'unica?) salita del canale che divide le due cime del Pezovico, la quota 1933 a sinistra guardando da Fiames, e la quota 2014 a destra, entrambe ben visibili dall'ex aeroporto. Nel ringraziare l'autore della salita, meravigliatosi che la pagina di diario interessasse qualcuno a distanza di un trentennio, e l'amico Saverio, assiduo navigatore di questo blog, rilevo due cose. Albert, allora molto giovane, ebbe proprio del fegato ad affrontare in solitaria il canale meridionale del Pezovico, nel quale si notano sospesi alcuni grandi massi di tenuta piuttosto aleatoria; poi, la salita anticipò, e azzerò, una delle pazzie che forse avrebbe attratto anche chi scrive, passato più volte in quell'angolo selvaggio quant'altri mai che è il Pezovico.
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Il Pezovico, col canale salito da Albert nel 1986 (autunno 2011, foto I.D.F.) |
22.9.1986
Salita dell’ultimo
canale esposto a S della dorsale del Pomagagnon. Visto il nome del
monte alla sua sinistra (salendo), lo chiamo “Canale Pezovico”, e
considero che porti alla Forcella Pezovico (Forcella Bassa,
N.d.R.)
Salite le ghiaie, si
affronta il canale direttamente (15 m., 3) o sulla destra. Risalitolo
ancora per ghiaie, si giunge ad un masso incastrato che si supera
sulla rosea parete di sinistra (4). N.B. Si può arrivare sopra il
suddetto masso per cengette sulla destra, fin dall’inizio del
canale (viaz di camosci, non so quanto agevole). Si risale nuovamente
per ghiaie e si giunge ad altri enormi massi incastrati che si
superano sulla parete di destra (10 m., 4+). Ancora per ghiaie, si
arriva dove enormi macigni occludono il canale per più di 20 m. Si
superano sulle rocce friabili di sinistra o, come ho fatto, seguendo
una cengia che si diparte, guardando la parete di destra, dapprima
verso destra poi a sinistra (3). Giunti poco sopra i massi la cengia
si interrompe, ed è necessario un aereo salto in lunghezza (3 m),
facilitato dal fatto che ci si trova sopra il “piano” di
atterraggio (sbagliare può significare volare per i succitati 20 m).
Si sale poi comodamente per 30 m fino alla Forcella Bassa. Da
qui si scende per mughi a sinistra di un canale che divalla in Val
Felizon (Granda, N.d.R.).
Centralmente si rinvengono tracce di camosci. Si giunge così al
ponte della ferrovia.
Note: impiegate 7 h,
tempo eccessivo per i 600 m di dislivello dalla strada asfaltata. Al
salto, perso lo zaino con la macchina fotografica, recuperato il
giorno dopo, risalendo lungo il percorso di discesa
(faticosissimo). Gita che non vale la fatica, comunque si passa.
Sulla sella tracce di postazioni italiane e sentieri che si diramano
verso destra: è quindi possibile raggiungere l’altra sella erbosa
posta più ad E (Forcella Alta,
N.d.R.).
Albert Brizio