Un capitolo di Wanderungen in den Dolomiten, opera dello scalatore e fotografo germanico Theodor von Wundt, tradotta in Sulle Dolomiti d’Ampezzo e edita dalla Cooperativa di Cortina, è dedicato al Rauhkofel o Rauchkofel (2358 m, Monte Scabro o Monte Fumo), nel gruppo del Cristallo.
Una celebre immagine di quel libro ritrae uno strapiombo di almeno venti metri, dal quale una persona sta scendendo lungo la corda, secondo la tecnica di un tempo. Sulla destra in basso, c'è un'altra persona che guarda. L'immagine risale a 123 anni fa ed è vittima di un'imprecisione storico-linguistica incancrenita, che vale la pena segnalare.
Assodato che le persone che accompagnarono Wundt nel 1893 erano due guide di Cortina, le pubblicazioni successive, nelle quali forse non si erano lette o ben capite le parole del germanico, identificarono correttamente la guida in basso a destra in Mansueto Barbaria Zupriàn (1850-1932).
Quella che scende sulla corda, sarebbe stata invece Santo Siorpaes Salvador (1832-1900), pioniere dell’alpinismo dolomitico tra il 1860 e il 1880.
Quella che scende sulla corda, sarebbe stata invece Santo Siorpaes Salvador (1832-1900), pioniere dell’alpinismo dolomitico tra il 1860 e il 1880.
L'immagine scattata da Wundt (raccolta E.M.) |
Wundt però non citava Santo, anzi scriveva Santobùa. Bua o Pua, che distingueva anche un ceppo familiare ampezzano oggi estinto, è la storpiatura tirolese del tedesco Bube (ragazzo, moccioso), tradotta a ragione in giovane Santo.
Ora: all'epoca dell'immagine Santo aveva sessantun anni e aveva smesso da tempo di fare la guida, salvo il colpo di coda dell'estate 1895 quando, con il nipote Arcangelo de Valbòna (1868-1948), portò un cliente sul Piz Popena.
Il giovane Santo poteva facilmente essere invece uno dei suoi due figli, Pietro (Piero de Santo, 1868) o Giovanni Cesare (Jan de Santo, 1869), anch'essi guide, giovani e promettenti.
Il giovane Santo poteva facilmente essere invece uno dei suoi due figli, Pietro (Piero de Santo, 1868) o Giovanni Cesare (Jan de Santo, 1869), anch'essi guide, giovani e promettenti.
Lungi da me privare il Salvador, cui nel 2004 ho dedicato una breve ed apprezzata biografia, dell'onore di questa possibile impresa "senile", che andrebbe ad allungare la lista di quelle compiute.
Rilevo solo che spesso, scrivendo di storia, un termine equivocato stravolge fatti che per gli studiosi, in questo caso di alpinismo, possono avere interesse nella ricerca e interpretazione di cose lontane.
La traversata del Rauhkofel (cima priva di sostanziali difficoltà, salita per la prima volta con intenti alpinistici da Wenzel e Mitzl Eckerth con Michl Innerkofler di Sesto il 2.7.1883, ma forse già nota ai cacciatori locali) dalla Val di San Sigismondo in Valfonda, non rappresentava un pressante problema, benché l’ambiente, alle falde settentrionali del Cristallo, sia molto suggestivo.
Eckerth l'aveva suggerita nella monografia Il Gruppo del Monte Cristallo del 1891, e Berti ne fece poi cenno nella guida Dolomiti Orientali: Wundt raccolse la sfida e la portò a buon fine con due guide, ma una delle due forse non era quella che, mal traducendo dal tedesco, si è sempre supposto.