6 mar 2022

Torre del Barancio: la sua storia si arricchisce

Interessarsi di aspetti minori e dimenticati della storia dell’alpinismo, soprattutto di quello svolto in valle d’Ampezzo, porta spesso ad assumere episodi, fatti, notizie di valore forse microscopico, ma di buon interesse per la conoscenza dei luoghi. E' il caso della Torre del Barancio, la mediana delle tre punte che formano la torre Seconda d’Averau, che si chiama così da tempi lontani per il ciuffo di mughi che ne caratterizza il culmine.
Torri Lusy, del Barancio e Romana

Primo a salire la torre fu Zaccaria Pompanin "de Radéschi" con clienti, alla fine del XIX secolo. La via da lui seguita per raggiungere quella sommità e l'adiacente Torre Romana, il camino sud (buio, muschioso e di scarso pregio estetico), oggi viene poco praticata. Altrettanto non si può dire invece per lla parete nord.
Scalata il 7 settembre 1934 dalle guide Ignazio Dibona Pilato (del quale è ricorso in gennaio l’80° della scomparsa, sotto una valanga sul Gran Sasso) e Pietro Apollonio Longo con il cliente Ferdinando Stefani, compagno di cordata anche di Severino Casara, la via fu pubblicizzata dalla Rivista Mensile del Cai l’anno seguente. Poco più di cento metri, solida, fredda a causa dell’esposizione e con difficoltà sostenute, la parete fu salita con sedici chiodi; nel corso degli anni è divenuta famosa, e oggi è sempre apprezzata e ripetuta.
Da una cronaca semiseria redatta da Giancarlo (Ianco) e Gherardo (Ghero) Melloni di Milano, che nei primi anni ‘40 arrampicavano spesso in Ampezzo con le guide più in voga del periodo, estraiamo un episodio. Il 9 agosto 1942 i fratelli neppure ventenni, insieme al terzo fratello Andrea, di quindici anni, al padre e all’amico «Gasto», in tre cordate condotte rispettivamente da Celso Degasper, Giuseppe Dimai e Angelo Verzi (stranamente, mai saliti lungo la via), furono i probabili primi ripetitori della Dibona; su di essa dissero di aver trovato un chiodo con un moschettone, indice forse di una ritirata.
Una parte della comitiva concluse poi la giornata salendo anche la via Dibona-Girardi-de Zanna sulla parete N della Torre Grande (1910), impegnativa com’era nello stile del grande Angelo Pilato. Anche questo è un minuscolo frammento di storia, che può servire per arricchire la cronologia delle amate Cinque Torri!

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...