Nella storia dell'alpinismo ampezzano, due guide morirono tragicamente durante la stagione
invernale. La prima in ordine di tempo fu Alessandro Cassiano Zardini (Nòce, da Staulin), nato il 24/4/1887 e seppellito con altri trecento compagni d'arme dalla colossale valanga caduta in località Gran Poz (Marmolada) il 13/12/1916.
Zardini era stato promosso guida a venticinque anni, insieme col coetaneo Simone Lacedelli Juscia. Non aveva ancora all'attivo grandi cose: solo la seconda salita, nell'agosto 1916 col Tenente Norbert Gatti, della via aperta due anni prima da F. Laufenbichler e G. Langes sulla parete N della Roda del Mulon, una cima poco nota che sorge a fianco del Gran Vernèl (800 m, da III a V: la terza salita fu compiuta dalla guida di Canazei Luigi Micheluzzi coi triestini Leo Krauss e Piero Slocovich, nell'agosto 1929).
E' facile credere, visti gli eventi successivi, che la salita sia stata dovuta a motivi più tattici e strategici che schiettamente alpinistici; infatti, da quest'ultimo punto di vista, essa passò inosservata.
Zardini lasciò sola a Staulin la consorte Maria e tre bambini; Stefania, la figlia minore, è scomparsa per ultima, nel gennaio 2001. Il nome della guida alpina è stato riportato - in maniera incompleta - nella cappella, e di recente sulla lapide esterna al cimitero, che ricordano entrambe i centotrentaquattro caduti ampezzani durante la Prima Guerra Mondiale.
E' facile credere, visti gli eventi successivi, che la salita sia stata dovuta a motivi più tattici e strategici che schiettamente alpinistici; infatti, da quest'ultimo punto di vista, essa passò inosservata.
Zardini lasciò sola a Staulin la consorte Maria e tre bambini; Stefania, la figlia minore, è scomparsa per ultima, nel gennaio 2001. Il nome della guida alpina è stato riportato - in maniera incompleta - nella cappella, e di recente sulla lapide esterna al cimitero, che ricordano entrambe i centotrentaquattro caduti ampezzani durante la Prima Guerra Mondiale.
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Alessandro Cassiano Zardini Nòce ("memoria" diffusa a Cortina dopo la morte" |
Sarebbe interessante reperirne qualcuno, e aggiungere un altro frammento a un tragico fatto storico. Ad un pezzo sulla guida sta attualmente lavorando l'amico dottor Mario Ferruccio Belli: per parte mia, ho scritto di Alessandro Zardini già in due occasioni, nell'estate 1996 sulla rivista Cortina e qualche anno dopo sul Notiziario di Cortina.
Sarebbe sempre utile e doveroso rischiarare, se e per quanto possibile, l'esistenza di personaggi come questo: un uomo appena avviato alla vita personale e alpinistica e rimasto vittima di assurde strategie superiori, culminate nella collocazione di un accampamento in uno degli angoli più rischiosi del fronte della Marmolada.