Ne ho scritto più volte: del resto, ho la (eccentrica?) tendenza a ricordare luoghi e fatti montani di minor fama, ma interessanti e gratificanti più di tanti altri.
Traggo quindi ancora dal mio diario il Corno d’Angolo che quattro estati fa, dopo varie salite per mio conto, decisi di far conoscere ad oltre 20 soci del CAI Cortina e Treviso, portandoli tutti sulla sommità, tranne uno.
Il Corno si riconosce da ben lontano per la sua forma abbastanza caratteristica, e spicca dalla strada fra il Passo Tre Croci e Misurina.
Lo spalto esterno, che si eleva per oltre duecento metri sopra uno zoccolo detritico, offrì a Comici e Del Torso l'occasione per tracciare nel 1933 una via difficile e poco ripetuta, alla quale un paio di anni fa due triestini ne affiancarono un'altra parimenti impegnativa.
Lo spalto esterno, che si eleva per oltre duecento metri sopra uno zoccolo detritico, offrì a Comici e Del Torso l'occasione per tracciare nel 1933 una via difficile e poco ripetuta, alla quale un paio di anni fa due triestini ne affiancarono un'altra parimenti impegnativa.
Verso l’interno, invece, il Corno sbalza per un centinaio di metri di dislivello dall'arido catino che s’insinua fin sotto le adiacenti vette, la Croda di Pousa Marza e le due Torri di Popena.
Con gli amici in vetta (foto M.G.) |
Giunti al sommo del catino è facile intuire, con passi poco meno che elementari, la via per la cima. Dalla sella con le macerie del rifugio Popena, bruciato nel '44 e mai riedificato, ci si porta in cresta fra il Corno e la Croda. La si asseconda, obliquando a sinistra su roccette e, con un minimo di attenzione alla esposizione (Franco ne sa qualcosa ...), si sale a conseguire i malfermi blocchi che formano l'angusta cima.
Considerata l'intuitività e bassa difficoltà della via di salita, non è dato sapere chi toccò per primo la cima, sicuramente battuta ad uso venatorio già prima dello studio di Wenzel Eckerth sul gruppo del Cristallo, risalente al 1891.
A chi fa visita al Corno, estate o inverno che sia, sapere chi fu il primo salitore non cambia certamente la vita; l'essenziale è attingere, divagando dalle peste più battute, una sommità "d'antan", di medio impegno e poco usurata, dove un palo fra due blocchi e un libro di vetta accolgono i visitatori, che non credo straripino neppure nelle belle stagioni.
Dal catino sottostante 9/8/2004 |