Continua la storia delle vecchie guide alpine ampezzane, con alcune cose su Giuseppe
Apollonio.
Della famiglia “de Bèpe de Agostino”, Giuseppe nacque a Majon centocinquant'anni fa, nel 1865. Il suo mestiere principale fu quello di guardia boschiva. Dai primi del '900, però, sfruttando la sua conoscenza del territorio di Cortina e dei dintorni, nonché la buona resistenza fisica, ebbe anche il permesso di esercitare l'attività di “portatore e guida per montagne basse”, che fino al 1919 dipese dalla Sektion Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco e poi dalla Sezione di Cortina del Club Alpino Italiano.
Della famiglia “de Bèpe de Agostino”, Giuseppe nacque a Majon centocinquant'anni fa, nel 1865. Il suo mestiere principale fu quello di guardia boschiva. Dai primi del '900, però, sfruttando la sua conoscenza del territorio di Cortina e dei dintorni, nonché la buona resistenza fisica, ebbe anche il permesso di esercitare l'attività di “portatore e guida per montagne basse”, che fino al 1919 dipese dalla Sektion Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco e poi dalla Sezione di Cortina del Club Alpino Italiano.
Logicamente, fra i portatori elencati nella “Tariffa
per le guide di montagna del Distretto Giudiziario di Ampezzo” del
1898, Apollonio non c'é. Il suo nome ricorre, invece, varie volte nella
“Guida di Cortina d'Ampezzo” di Federico Terschak, edita nel
1929 e aggiornata, in una quindicina di edizioni in italiano e in tedesco,
per circa quarant'anni.
È singolare notare come, nella guida pubblicata nel 1938, Apollonio risultasse ancora disponibile ad offrire i propri servigi ai clienti,
nonostante l'età ormai avanzata: settantatré anni!
Il portatore spicca poi,
tra i più giovani Arcangelo Colli “Dantogna” e Simone Lacedelli
“Juscia”, nell'ultima immagine che ritrae un gruppo di guide ampezzane prima della Grande Guerra (1913): il
nostro è il secondo in piedi in alto, partendo da sinistra.
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Guide di montagna di Cortina d'Ampezzo, 1913 |
Purtroppo anche di Giuseppe Apollonio, come di tanti portatori e guide per montagne basse attivi nel momento pionieristico dell'alpinismo, si ricava poco o
nulla dai documenti relativi alla evoluzione dell'andar per Dolomiti, e di lui si è quasi persa la memoria.
Piace pensare che “Bèpe”, spentosi ottantenne nel 1946, abbia
svolto comunque una lunga, apprezzabile, per quanto oscura attività,
seguendo guide e alpinisti alla base delle vie più alla moda, per poi accollarsi le scarpe e i bagagli affidatigli, salire per le vie consuete sulle vette, e lassù attendere i clienti
per il ritorno a fondovalle.