Guardando dal fondovalle, il profilo combinato della Rochéta de Prendèra (il toponimo è alpinistico) e dell'adiacente Rochéta de la Ruoibes (El Zoco, per gli ampezzani), osservato da destra verso sinistra rammenta il profilo di una giovane distesa e immersa nel sonno.
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Becco di Mezzodì e "Bella Dormiente" al primo sole, novembre 2014 (foto I.D.F.) |
Per questo motivo, alcuni romantici denominano la visione "la Bella Dormiente". Con un pizzico di fantasia, infatti, si riesce a distinguere lungo la cresta fronte, naso, bocca, mento e petto della fanciulla che riposa sotto un'enorme trapunta di dolomia, nell'attesa di un principe che la baci per risvegliarla.
Dieci anni fa, quasi convinto di aver setacciato a sufficienza i miei monti, inseguivo un'idea: sfiorare almeno per un tratto il profilo della "Bella Dormiente". Decidemmo così di metter piede sulla Rochéta de Prendèra, una cima minore ma con un belvedere a 360 gradi su montagne e paesi.
Di solito sulla Rochéta, dove dall'autunno 2009 vigila discreta una croce di legno posta dagli amici del Cai di San Vito, salgono più sci-alpinisti che escursionisti; dal lato di Cortina ci si arriva in meno di due ore dal Rifugio Croda da Lago, per ampi dossi detritici e erbosi con scarse tracce.
Di solito sulla Rochéta, dove dall'autunno 2009 vigila discreta una croce di legno posta dagli amici del Cai di San Vito, salgono più sci-alpinisti che escursionisti; dal lato di Cortina ci si arriva in meno di due ore dal Rifugio Croda da Lago, per ampi dossi detritici e erbosi con scarse tracce.
Da San Vito, invece, - il “versante italiano” del Tenente Paoletti, quello della prima invernale
dell’Antelao, che il 17.10.1881 compì con la guida Giobatta Zanucco anche la probabile prima invernale (?) della Rochéta - si sale a Forcella Col
Duro, fra Malga Prendera e Forcella Ambrizzola. Da lì, per detriti e ghiaie con qualche traccia, stando a destra del Becco di Mezzodì, si giunge in cresta e, assecondando il profilo della "Bella Dormiente", sul punto più alto, a 2496 m.
Noi salimmo dal versante di San Vito e poi, riempitici gli occhi di un panorama che non teme
confronti (Pelmo, Becco di Mezzodì, Croda da
Lago, Sorapis, Antelao, Cortina, San Vito, Borca e Vodo), obliquammo sotto il Becco in direzione di Federa, traversando Gròto, uno degli angoli più selvaggi d’Ampezzo, molto interessante dal lato geologico e naturalistico.
Dopo un andirivieni alquanto penoso che ci depositò sulla familiare carrareccia di Forcella Ambrizzola, un “radler grande” a “Croda” non ce
lo levò davvero nessuno! Dimenticavo: sulla Rochéta incontrammo due-persone-due, che avevano scelto come noi di salire lassù il 15 agosto, scampando all'affollamento "vippaiolo" di Cortina!