Di certo è più suggestivo l'oronimo indigeno Crépo de ra Óla (Rupe del canalone, o della cavità), riferitomi tanto tempo fa dallo scomparso Alberto Zangiacomi Śachèo, ex guardacaccia e grande conoscitore del territorio ampezzano, in confronto a quello corrente di Col Siro, che sa tanto di dedica a qualche personaggio per chissà quali meriti e motivi!
Il Col Siro, dal sentiero Cai 213 (foto E.M.) |
Il Col Siro è una cimetta foggiata a cupola e quotata 2300 m. Rientra nel gruppo del Sorapis, ed è coperto di magro pascolo sul versante affacciato verso la Punta Nera e la Zesta; dall'altro lato scendono invece brevi e modesti dirupi rocciosi.
La cima spunta isolata dalla Monte de Faloria, al margine del comprensorio sciistico omonimo, e la sua salita si risolve in una semplice, non lunga digressione, fuori traccia, dal sentiero Cai 213. Normalmente l'approccio -fattibile anche con gli sci- inizia da Forcella Faloria, che si raggiunge comodamente dalla Capanna Tondi, famosa per il panorama, le piste e, non ultima, la "grappoteca".
Non vale la pena, a meno che non si abbia solo voglia di vagabondare in quota, prendere la funivia da Cortina o, "eroicamente", salire a piedi dal Passo Tre Croci per Forcella del Ciadin, avendo come unico obiettivo il Col Siro. Fatti i conti, si tratta comunque di un luogo meritevole, che possiede una sua individualità e sicuramente fu frequentato ab antiquo da cacciatori, pastori e topografi; fino ad oggi, però, riferimenti storici o segni sul terreno non ne ho trovati.
In cima, verso il Cristallo e il Popena (foto M.G.) |
L'ultima volta vi salii alcune estati fa con l'amico Mirco, venuto apposta da Treviso perché curioso di quella meta. Nella penultima occasione, invece, in cui ritrovammo dopo alcune stagioni la rustica croce di rami di mughi che avevamo posato nella prima salita insieme (2003), Iside e io eravamo in compagnia di amici, stimolati anche loro da una cima più volte osservata, ma forse mai degnata di uno sguardo.
Quella volta, eravamo scesi a Fraina per la ripida Val Orita; ma prima, mentre riprendevamo il sentiero 213, avevamo adocchiato alcuni gitanti (dal modo di parlare, immaginai che fossero padre, madre e due bambini catalani) che ci osservavano.
Dopo di noi, anche loro si presero la briga di rimontare la crestina erbosa, non sapendo certamente dove portavano, e si godettero la visuale che la cima schiude sulla conca di Cortina.
Così, in un solo giorno di luglio, il "Crépo de ra Ola" ricevette la visita di ben venti piedi: un primato, per un risalto accantonato a favore di ben altre eccellenze, ma che agli amanti della solitudine e del silenzio di sicuro ha qualcosa da dire.