23 ott 2021

23 ottobre 1977: prima volta sullo spigolo del Sas de Stria

Sono stato un frequentatore dilettante, anche più volte in una stagione, dello spigolo SE del Sas de Stria, il profilo della cima che domina il Passo Falzarego e si presenta elegante e snello soprattutto se visto dalla strada che scende in Agordino.
Aperta in un anno povero di scoperte (il 1939) dai vicentini Colbertaldo e Pezzotti, nelle prime cordate la via segue fedelmente il tagliente sud della rocca, deviando in alto verso est per infilare un caratteristico cunicolo che porta ad una cengetta, una cordata sotto la vetta.
Facilitata da ancoraggi fissi, la via Colbertaldo-Pezzotti è nota, soprattutto ai corsi roccia e a chi lassù inizia o termina l’attività stagionale. L’attacco dista meno di mezz'ora di cammino dalla strada, e il ritorno si svolge lungo il versante NO, su un sentiero e trincee di guerra segnalate. Dal 23.X.1977, quando vi festeggiai in anticipo il mio diciannovesimo compleanno, e dal 29.X.1978, giorno in cui onorai sempre lassù il ventesimo - con una delle ultime sigarette gustate sulle cime - ho salito lo spigolo molte volte, apprezzandone sempre le peculiarità alpinistiche e paesaggistiche e godendo l'ascensione, divertente ma mai banale e inserita in un contesto di prim’ordine.
Ho scritto altrove dell’ultima visita, avvenuta in una fresca giornata del giugno 1993; rivedo ancora la faccia perplessa dell'amico avvocato, uscito in cima mugugnando che, per lui, giungere dopo una scalata su una vetta “facile”, dove anche i più scarsi arrivano in un’oretta di cammino, magari fanno merenda schiamazzando e lasciano anche cartacce, non aveva tanto sapore.
Sas de Stria dal Falzarego, col profilo
dello spigolo a sinistra (foto E.M.)
Vorrei però rievocare il flash di un'altra salita dei primi anni.
7.VII.1982: non dimentico tanto facilmente quella giornata, perché rimettevo per la prima volta piede sulla roccia dopo sei mesi dall’incidente in cui ruppi un legamento del ginocchio e portai poi il gesso per oltre due mesi.
Salii lo spigolo con mio fratello, issandomi praticamente di braccia in alcuni tratti, perché la gamba destra era fiacca e il ginocchio faticava a piegarsi; la soddisfazione però fu grande, ed ebbi la riprova che a ventiquattr’anni nemmeno compiuti potevo fare ancora q1uesto e altro.

12 ott 2021

Le due selvatiche cime del Pezovico (Gruppo del Pomagagnon)

Pilastro angolare del crinale dolomitico del Pomagagnon, disertato e severo angolo dei monti d'Ampezzo, il Pezovico – dal nome tanto antico quanto indecifrabile - domina dall'alto della modesta quota di 1933 m. la spianata di Fiames e l'ex sede della ferrovia Cortina-Dobbiaco.
Fiancheggiato da un risalto tondeggiante che curiosamente non ha ancora un oronimo personale, supera l'altro in altezza di 81 m. e non sarebbe difficile da raggiungere da Forcella Alta se questa, incisione di cresta senza importanza, non fosse complicata da avvicinare, per il generale decadimento del sentiero di guerra che vi sale, durante la 1^ guerra mondiale il Pezovico fu rinforzato con opere difensive dai soldati italiani, e poi scavato alla base da due gallerie ferroviarie.
Ignorato da Antonio Berti nella guida "Dolomiti Orientali" e liquidato come poco importante nella guidina Rother sul Cristallo-Pomagagnon dei coniugi J. e A. Schmidt (1981), il Pezovico è stato brevemente considerato nel libro sul gruppo del Cristallo di Luca Visentini (1996); l'autore però, pur preciso nelle sue descrizioni, non fornì alcun dettaglio della salita, che non aveva compiuto, e si fondò su quanto riferitogli dallo scrivente, che sulla cima salì due volte.
​Rileggendo oggi la simpatica, in parte utile, guida Rother nel 40° anniversario dalla pubblicazione, e confrontandola con alcune immagini del Pezovico, scattate nello scorso settembre dai pressi della stazioncina di Fiames, ci ha incuriosito il paragrafo 43. Citando la parete S.E. del monte, che origina da Forcella Bassa, esso le dedicava poche righe, calcolandone l’altezza in 350 m. e affermando che, all’epoca, non risultava ancora salita.
Le due cime del Pezovico (foto I.D.F.)
​Dev’essere una delle poche pareti a Cortina di una certa prestanza a non vantare, almeno fino a quarant’anni fa, alcuna via, ma certamente una ragione ci sarà stata! L'unica via aperta fino ad oggi sul Pezovico risale la parete S.O., che si affaccia sulla Statale d'Alemagna. Tentata da Casara negli anni '40 e poi da due giovani Scoiattoli di Cortina, fu infine salita nel febbraio 1992 da Pozza e Petillo, che dormirono presso la cima e calarono quindi a valle verso nord. Per ora, sul versante di cui scriviamo, abbiamo soltanto la notizia privata di una risalita dell'ostico canalone che divide Quota 1933 da quella innominata, che da tempo abbiamo battezzato privatamente Quota 2014, opera in solitaria del giovane Albert Brizio, compiuta l’ultimo giorno d’estate del 1986.

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...