19 set 2021

Cima d'Ambrizzola, il fascino della storia

La salita nel luglio scorso, da parte di tre amici, di una vetta dolomitica tra le meno battute, la Cima d’Ambrizzola (Pónta d'Anbrizòra, nel nome ampezzano), dà lo spunto per queste note storico-geografiche, con cui desidero rivisitare la montagna.
La Cima è la sommità più elevata del piccolo gruppo della Croda da Lago-Cernera; toccando la quota di 2715 metri, surclassa di soli 6 metri la Croda da Lago vera e propria, la vetta più famosa del gruppo, che fu conquistata soltanto per terza dopo il Becco di Mezzodì e la nostra, nel 1884. Presenta due punte, la Nord e la Sud, unite da una piccola cresta, e la sua storia si è concentrata nell’arco di circa novant’anni. Primi a scalarla dal lato est, il 23.8.1878, furono i cugini e giovani guide Arcangelo e Pietro Dimai Deo, che accompagnavano P. Fröschels e F. Silberstein; i secondi salitori dell'itinerario, il 4.8.1881, furono le guide Santo Siorpaes Salvador e Giuseppe Ghedina Tomasc, con il cliente J. Stafford Anderson.
Becco di Mezzodì, Cima d'Ambrizzola e Croda da Lago,
dalla Rocchetta di Prendera (foto E.M.)

La cima fu poi visitata da ovest, prima da Leone Sinigaglia e Orazio de Falkner con Zaccaria Pompanin de Radeschi e Giuseppe Colli Pàor (Punta Nord, 1895) e poi da Berti e Rossi (Punta Sud, 1904); seguì R. Scheid, che nel 1905 superò in solitaria la gola sud-est. Nell’estate 1913 Tarra e Cappellari giunsero in vetta dalla spaccatura che separa la Cima dalla prospiciente Punta Adi; pochi giorni dopo la guida Bortolo Barbaria Zuchin portò l'Accademico Lusy sulla parete sud, dove fu toccato il V grado. Nel 1930 l’austriaco Peterka salì da solo da sud-ovest; due anni dopo Ghelli, Armani, Terschak, Degregorio e Ghiglione scalarono l’impegnativa parete nord-ovest della Punta Nord; nel 1933 Brunhuber e Coletti tornarono sulla sud, dove trovarono passaggi di VI. L’11 settembre 1966, infine, gli Scoiattoli Franz Dallago e Armando Menardi, ripetendo la via di Ghelli e compagni, aprirono una variante fino al VI grado, che ha messo praticamente la parola fine alla storia alpinistica della Cima, oggi quasi dimenticata e salita molto di rado. Una nota curiosa: la guida di Cortina Enrico Maioni, tuttora in attività, ricorda che la normale della Cima fu la prima via compiuta da professionista, col cliente iberico Manuel Bultó. Era l’estate del 1984.

1 commento:

  1. Ho all’attivo una sola salita a Cima Ambrizzola, in estate 2018 e, nonostante qualche nuvola rovinasse il panorama, l’ho vissuta come una delle salite più interessanti e piacevoli a Cortina. La via, mai banale per impegno e orientamento, richiede quella piacevole concentrazione che fa volare il tempo, non percepire la fatica e sentirsi in simbiosi con le quinte di roccia che si attraversano.
    Con l’amico Francesco salimmo dalla Val Formin a forcella Adi, scendemmo di qualche decina di metri in versante opposto (che richiede una breve calata in doppia a meno di disarrampicare su un terzo grado) e da lì intercettammo la via normale, fino in cima e poi seguita integralmente in discesa fino ad arrivare al rifugio Palmieri.
    Spero di tornarci presto.
    Sottolineo: attenzione alla friabilità della roccia, ma soprattutto all’orientamento. Ho letto proprio in questi giorni la notizia di un gruppo di 3 ragazzi che hanno richiesto l’intervento del 118 per aver smarrito la via su quella che ho interpretato essere proprio la Cima Ambrizzola.

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