Nella conca di Cortina, tanto più nella zona vincolata ormai da un quarto di secolo a Parco Naturale, oggi è quantomeno inopportuno pensare a nuovi rifugi o bivacchi fissi.
Settant'anni fa, l'idea era fattibile; alla fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, la Sezione del Cai Cortina discusse la proposta di due
famiglie lombarde, di dedicare un bivacco fisso nelle Dolomiti ai
congiunti Carlo Valli e Nando Grandori, caduti sulla Via Solleder in Civetta.
Il sito individuato per la costruzione era il Passo del Cristallo, valico sul
crinale principale del gruppo, fra il Cristallo e il Piz Popena, che
attraverso il vallone detritico di "ra Zerijeres" unisce il Passo Tre Croci al ghiacciaio della Valfonda.
Il Passo, molto noto agli alpinisti dell'epoca pionieristica, è fondamentale per traversare – un tempo soltanto d'estate, oggi perlopiù con gli sci – da Tre Croci a Carbonin, e per
salire la cima principale del Cristallo.
Il bivacco Valli-Grandori però, alla fine non fu costruito; al suo posto ne sorsero due sulle Alpi Retiche. Non sarebbe stato un edificio del tutto nuovo, perché si prevedeva di sistemare una piccola caserma militare italiana, la Baracca Dibona (non ho verificato se abbia un collegamento con la nota guida alpina ampezzana che, comunque, durante la guerra non era di stanza in zona), incastonata nelle rocce del Popena un po' sotto il Passo e oggi diroccata.
Il bivacco Valli-Grandori però, alla fine non fu costruito; al suo posto ne sorsero due sulle Alpi Retiche. Non sarebbe stato un edificio del tutto nuovo, perché si prevedeva di sistemare una piccola caserma militare italiana, la Baracca Dibona (non ho verificato se abbia un collegamento con la nota guida alpina ampezzana che, comunque, durante la guerra non era di stanza in zona), incastonata nelle rocce del Popena un po' sotto il Passo e oggi diroccata.
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Il gruppo del Cristallo dal Lago di Landro, col Passo in vista (cartolina del 1910 circa, raccolta E.M.) |
Il Cai Cortina, guidato al tempo dall'Accademico e scrittore Bepi Degregorio, era
propenso alla cosa, perché nella zona non c'erano strutture e il Cristallo
era certamente più frequentato di oggi. 70 anni dopo, la situazione si è quasi ribaltata: nel gruppo ci sono impianti, rifugi e ferrate, ma le salite alle cime storiche si sono comunque rarefatte e molte vie non vengono più percorse per le solite cause che hanno modificato l'alpinismo: l’isolamento delle pareti, la lunghezza degli accessi, l’ambiente severo, la roccia spesso malsicura...
Più di recente, emerse di nuovo l'idea di ripristinare la
Baracca Dibona per dedicarla a Giuliano Girotto, scialpinista veneziano travolto da una valanga nell'aprile 1989 sotto il Passo del Cristallo. Anche quel proposito però cadde, e i ruderi della piccola caserma italiana rimangono là, come un nido d’aquila a quasi 2800 m di quota, testimoni di un tragico periodo storico e di un'idea caduta nel vuoto.