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Lainores con la sottostante Alpe di Rudo de Sote (da skiforum.it) |
L’oronimo ampezzano significa “piccole slavine”, e nasce dalle ripide pale prative, d'inverno valangose, a S del monte: i marebbani lo chiamavano “Sas dai Lavinures", oggi più di frequente "Sas dla Para”, sempre in relazione alle grandi pale, pascoli di camosci.
Dalla sommità, osservatorio austriaco nella 1^ Guerra Mondiale che si raggiunge per sentiero e tracce segnate dall'effimero Lago de Rudo presso il Rifugio Fodara Vedla, si gode una visuale giustamente celebre sugli altipiani e il crinale che li circoscrive dalla Croda del Béco agli appicchi occidentali della Croda Rossa.
Dalla sommità, osservatorio austriaco nella 1^ Guerra Mondiale che si raggiunge per sentiero e tracce segnate dall'effimero Lago de Rudo presso il Rifugio Fodara Vedla, si gode una visuale giustamente celebre sugli altipiani e il crinale che li circoscrive dalla Croda del Béco agli appicchi occidentali della Croda Rossa.
La discreta facilità dell’accesso e il valore panoramico e naturalistico della salita e della traversata, rendono le Lainores una meta appetibile sia per gli escursionisti che per gli sciatori, i quali giunsero per primi in vetta già nel 1910.
Come la maggior parte delle elevazioni a N di Cortina, anche le Lainores mi sono familiari: vi salii per la prima volta coi genitori appena decenne il giorno dello sbarco sulla Luna, e da allora vi sarò tornato almeno una dozzina di volte.
Per non dimenticare, ci tengo a chiudere questo post sottolineando che, salito su quella tranquilla cima di confine con tre amici nella fresca giornata del 23/10/1988, festeggiai idealmente lassù il mio trentesimo compleanno: quale miglior modo di solennizzarlo, se non su una delle cime escursionistiche più interessanti d’Ampezzo?