Da giovane, fumai anch'io qualche
sigaretta. Niente di strano, se non che dopo qualche anno mi resi
conto che la montagna e il fumo non sono proprio grandi amici.
Ottobre 1980: salivo verso la cima del Sassongher sopra Corvara quando, a metà
dell'accesso alla sommità (che, mancando la seggiovia, avevamo dovuto iniziare già dalle case di Pescosta), trovai una panchina. Volli fermarmi, ed accesi una
sigaretta.
Fu una idea molto peregrina; da lì in su (mancavano 600 metri di dislivello alla vetta), nonostante i vent'anni,
feci una gran fatica a salire, il doppio della fatica dei miei compagni...
Nel gennaio 1982, per un concatenamento di circostanze chimico-psico-fisiche a me oscure, smisi di fumare, e in effetti i vantaggi si ripercossero
subito anche in montagna.
Nell'estate che seguì l'ultima sigaretta di sveviana memoria, mi
capitò di salire con Mario la via Mazzorana "a sinistra
degli strapiombi gialli" sul Popena Basso. Finita la fessura, mentre avvolgevo la corda, un riflesso
condizionato mi portò, dopo tanto tempo, ad infilare la mano in tasca per cercare il pacchetto, che non c'era più.
Popena Basso, fessura Mazzorana, settembre 1984 |
Quel giorno, lo confesso,
ebbi una certa nostalgia dell'abitudine che avevo instaurato, di
godermi qualche boccata sulla cima: come ha scritto da qualche parte l'alpinista Severino Casara “... le
poche, più buone sigarette le ho fumate in parete, guardando
le nuvolette di fumo azzurrino ...”
Non fumo da oltre trent'anni, ma ammetto che in qualche lontana occasione, dopo aver guadagnato con soddisfazione una cima di buon impegno o trascorrendo allegre serate in rifugio, mi veniva ancora spontaneo infilare la
mano nella patella dello zaino, dove un tempo tenevo le Marlboro ...