Trentasei anni fa, il 23 gennaio 1983, era una domenica anomala: si era nel pieno dell'inverno, ma la giornata era asciutta, la neve scarsa, la temperatura autunnale e c'era anche un pallido sole.
Quattro amici di nemmeno novant'anni in tutto, per chi ama i numeri (chi scrive, ventiquattrenne, era il "vecio"; i ventiduenni Enrico e Federico i "mediani" e il ventenne Mauro il "bocia"), salirono spensieratamente la via Dimai-Verzi sulla parete sud della Punta Fiames, rinomato "playground" per generazioni di appassionati, rivelato ottant'anni prima all'alpinismo dolomitico.
Dopo poco più di tre ore dalla partenza, conclusero felicemente una delle tante salite invernali della parete - tra l'altro, per due di loro era già la seconda occasione e non sarebbe stata neppure l'ultima - con l'entusiasmo e la fiducia nelle proprie capacità tipici dell'età.
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Il "vecio", Enrico, Federico e il "bocia" dopo la salita, 23 gennaio 1983 |
Dopo il rituale autoscatto in vetta in perfetta solitudine, la discesa – elementare in condizioni estive - fu invece fonte di qualche fastidio, giacché l'ombroso canale che scende da Forcella Pomagagnon era gelato e con le scarpette leggere e lisce non fu una passeggiata. La domenica terminò comunque al meglio, lasciando uno dei ricordi che - soprattutto nel "vecio", affezionato a queste cose – non si sono mai scoloriti.
Solo una settimana dopo, invece, era tornato l'inverno: il vento era pungente, nevischiava e non si andò sui monti: proprio quella mattina, nostra zia ci lasciò.