Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria, pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina d’Ampezzo, Tipografia Print House - Cortina 2023, Euro 14,00.
Edificato proprio sulla bonaria vetta omonima, il Nuvolau fu il secondo rifugio delle Dolomiti tra Ampezzo e la Pusteria insieme al Dreizinnen, oggi Locatelli-Innerkofler alle Tre Cime. Autentico nido d’aquila, sorge a 2574 m. d'altezza; denominato nel periodo austro-ungarico Sachsendankhütte, è noto fin dall'alba dell'alpinismo per l’incredibile panorama che da lassù si schiude. Già nel 1877 Paul Grohmann, nel suo libro “Wanderungen in den Dolomiten”, accennava al Nuvolau: “Un mare di montagne è davanti a noi, e sarebbe inutile volerle elencare o descrivere. Soltanto la macchina fotografica potrebbe fissare le nostre impressioni…” Lontano da strade, impianti sciistici e dalla folla del centro di Cortina, il rifugio si raggiunge ancora solo a piedi, è rimasto “rustico” e per goderne il profumo antico occorre un pizzico di spirito di adattamento: il grandioso colpo d’occhio che offre la vetta, soprattutto alla levata del sole, ha sempre ricompensato della salita, un tempo lunga e faticosa.
Ricorrendo il 140° dall’apertura, avvenuta l’11 agosto 1883, la Sezione ampezzana del Cai, che ne è proprietaria ed è presieduta da Luigi Alverà, ha voluto dedicargli una biografia, realizzata a quattro mani da Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, soci del Cai di lungo corso, e presentata al rifugio il 18 giugno. In un centinaio di pagine, abbellite da oltre 50 foto d’epoca ed attuali, il volume percorre la storia e la memoria del ricovero alpino voluto 140 anni fa dalla nascente Sektion Ampezzo dell’Alpenverein; vengono ricordate le tante persone che lo idearono, lo finanziarono, ci hanno vissuto e lavorato, dal benefattore sassone Richard von Meerheimb (1825-96) ai gestori d’oggi. Valendosi dei preziosi documenti dell’archivio del Cai sezionale, di una corposa bibliografia e della passione che nutrono per le montagne, gli autori hanno voluto rivangare le vicende che in cent’anni e più hanno interessato la capanna. All’inizio occupava solo 12 metri quadri, aveva pochi pagliericci, era privo di custode e, per molti decenni, rimase senza acqua corrente; oggi è un rifugio alpino di prim'ordine, frequentato e apprezzato.
Il Nuvolau patì per i combattimenti della Grande Guerra e rimase inagibile fino all'estate 1930, ma fin dal 1895 viene periodicamente ammodernato, ampliato e abbellito, per corrispondere alle esigenze di tanti visitatori che arrivano fin lassù da tutto il mondo. Non sarà mai la base per scalate, ma consente escursioni su vari versanti; vanta anche una simpatica via attrezzata che sale dal Passo Giau; è posto tappa dell’Alta Via n. 1 delle Dolomiti e costituisce un eccezionale punto panoramico.
Con il libro, la locale Sezione del Cai ha inteso anzitutto omaggiare le generazioni di valligiani che hanno progettato, costruito e amministrato il rifugio con impegno e sacrifici fino ai nostri giorni, e si è inteso poi onorare le fascinose crode dolomitiche, che da lassù si ammirano davvero a giro d’orizzonte. Non resta ora che pensare al prossimo 140° d’un rifugio di Cortina: quello a Forcella Fontananegra, aperto come Tofanahűtte nell'estate 1886, ampliato nel 1921 ed intitolato fino al 1971 al Generale Antonio Cantore, caduto lassù, poi interamente riedificato nel 1972 al nome dell'alpinista milanese Camillo Giussani. Non è escluso che gli autori, tempi futuri permettendo, ci stiano già pensando.