Il Leone murato sullo Scoglio di San Marco nel 2006 (foto E.M., 25/5/2008) |
Seppure la sommità si noti fin da Misurina, la via di salita, aperta da fanti e mitraglieri della Brigata Marche durante la I Guerra Mondiale e poi abbandonata, fino a sette anni fa non era quasi più rintracciabile. E' stata riscoperta, pulita e segnata con misura da alcuni membri del CAI di Auronzo, che l'hanno dedicata a Silvano De Romedi, ingegnere trevigiano mio coetaneo, appassionato di percorsi fuori traccia e scomparso a 47 anni.
La cima in questione è lo Scoglio di San Marco (2005 m), sulle pendici della Cima O di Lavaredo. E' una cupola che fa da massiccio contrafforte alla Croda de l’Arghena, coperta di conifere e fitti mughi e incisa da una lunga trincea.
Oltre all'ambiente, lo Scoglio è interessante per la storia perché – ne fa fede il toponimo – fu per secoli l'avamposto della Serenissima in Val d'Ansiei più proteso verso il Tirolo, ed oggi segna il limite fra Auronzo e Dobbiaco. Ai suoi piedi, in Val Rinbon, sorge poi il cippo confinario del Sasso Gemello, anch’esso meritevole di una visita.
Per salirlo, si lascia l’automobile al casello della strada delle Tre Cime e ci si porta per sterrata a Malga Rinbianco. Nei pressi della malga s’imbocca un sentiero che scende per pascoli e nel bosco, si destreggia in un lariceto e risale quindi la baranciosa, poco ripida Costa dei Lares. Dopo circa 1,15 h si raggiunge quasi inavvertitamente la piatta cima, tagliata da un lungo e caratteristico caminamento, pulito e interamente percorribile.
Oltre un passaggio scosceso facilitato da una corda fissa, la trincea termina in una breve galleria e apre l’accesso ad un osservatorio scavato proprio sulla “prua” dello Scoglio, di fronte al Monte Piana e al Monte Rudo.
Dall’osservatorio, in cui è stato murato un Leone di San Marco in gesso e lasciato il libro di vetta, si dominano la Val Rinbon, la piana di Landro, nonché cime ed orizzonti vicini e lontani.
Meta di una passeggiata di poco più di mezza giornata, come detto, lo Scoglio di San Marco è una cima curiosa per varie ragioni: la storia che vi fu scritta dal Medioevo alla 1^ Guerra Mondiale; la natura incontaminata in cui s’inserisce; l'ampia visuale che offre; il silenzio delle sue pendici, che si collegano alla soprastante Croda de l’Arghena tramite un'interessante traccia militare.
Quest’ultima qualità, il silenzio alpino, oggi merce rarefatta a seguito dell’inevitabile, per quanto pacifico, dilagare stagionale del turismo, è il dono che cerchiamo e gustiamo sempre di più: una caratteristica che vorremmo distinguesse sempre anche lo Scoglio di San Marco.
Ciao Ramecrodes, sai chi ha istallato il leone al osservatorio sullo scoglio? Saluti Georg
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