Oggi cade il 105° anniversario della morte di un interessante esponente della storia alpinistica d’Ampezzo a cavallo dei secoli XVIII e XIX: Pietro Antonio Dimai, figlio di Fulgenzio "Deo" e Maria Francesca Apollonio e più noto come "Piero de Jènzio".
Guide ampezzane, 1897; il 1° seduto a sin. in prima fila é Piero de Jènzio (racc. E. Majoni) |
Questi appunti intendono ricordare una figura di professionista della montagna cui è attribuita una dozzina di nuove salite, due prime invernali e importanti ripetizioni sulle cime d’Ampezzo, del Cadore e della Pusteria.
Piero viene alla luce a Chiave l’8.9.1855, in una famiglia che in un secolo affiderà alla storia sette guide alpine. Il padre e lo zio Angelo, infatti, consacrati da Paul Grohmann, rappresentarono nel modo migliore l’era della scoperta dolomitica: erano col viennese il 28.9.1864, in occasione della conquista della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti. Nella famiglia divennero poi guide Arcangelo, suo fratello Antonio e due figli di questi, Angelo e Giuseppe. Pietro riceve l’autorizzazione ad esercitare la professione di guida a diciannove anni non ancora compiuti, nel 1874. In Ampezzo, sarà uno dei più giovani a conseguire il traguardo.
Con il padre, lo zio, il cugino Arcangelo, Santo Siorpaes Salvador, Alessandro Lacedelli da Meleres, Giuseppe Ghedina Tomasc, Angelo Menardi Malto e Angelo Zangiacomi ‘Sacheo – manca Giovanni Barbaria Zuchin, patentato nel 1875 -, Dimai è una delle prime nove guide autorizzate a Cortina, secondo l’elenco pubblicato in calce al tariffario delle gite e ascensioni del marzo 1876.
Grohmann aveva già inquadrato i due Dimai come alpinisti degni di attenzione: “Devo ricordare i figli di Angelo e di Fulgenzio Dimai e cioè Arcangelo e Pietro Dimai, due bravi giovani. Penso che soprattutto il primo potrà diventare una guida eccellente.” Parole profetiche, che poi si avverarono! Piero Dimai muore giovane, il 5.1.1908, a causa di una polmonite. Solo tre mesi prima, il 21.9.1907, aveva accompagnato in montagna l'ultimo cliente.
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