Poiché
le ripide scale di legno all'interno della torre campanaria non sono conformi alle più recenti norme di sicurezza, sul ballatoio del campanile di
Cortina (eretto nel 1853-1858 fino all'inusuale altezza di
70,17 m, escluse la croce e la sfera dorata sommitale) di solito non è possibile salire. Dal punto di vista del turismo è un peccato,
poiché il campanile costituirebbe di sicuro un'ulteriore e interessante offerta per gli ospiti della conca ampezzana.
La visuale a 360° che si gode dall'alto, infatti, è integrata da
una cinquantina di targhe metalliche, infisse lungo la
balaustra a segnare i nomi delle numerose montagne che si ammirano da lassù.
Ma chi sale oggi sul campanile? Per tradizione, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, alcuni suonatori della Banda d'Ampezzo con gli
strumenti in spalla, che poi dal ballatoio solennizzano in musica la Mezzanotte Santa.
Chi ha visitato il campanile quando era possibile (seppure anche allora saltuariamente), conserverà certo il ricordo della salita: soprattutto durante quella nevicata in cui alcuni ragazzi delle medie, sfruttando
la coltre bianca, ebbero la folle idea di lanciare palle di neve da qualche dozzina di metri d'altezza, centrando gli ombrelli di
alcuni passanti...!
Fino
ad alcuni decenni fa, in occasione di ricorrenze importanti, qualche
alpinista scalava il campanile fino in vetta e vi faceva sventolare
bandiere e stendardi. Già nel 1882 il pioniere tedesco Emil
Zsigmondy sfidò la forza di gravità, percorrendo tutta la balaustra in piedi. Nel 1925 e 1927, in occasione delle
visite a Cortina del Principe Umberto di Savoia, la guida Enrico
Gaspari (Rico Becheréto) raggiunse la croce e vi fissò la bandiera del
Regno d'Italia. Intorno alla metà del '900, gli Scoiattoli
Armando Apollonio Bòcia e Luigi Ghedina Bibi tornarono lassù per posizionare stendardi: fu memorabile la salita del 1954, per festeggiare
Lino Lacedelli de Mente, tornato dal K2. Nella primavera 1945, infine, anche la guida
Marino Bianchi Fouzigora aveva scalato la croce, collocando una provocante bandiera in
occasione della liberazione dell'Italia dal nazifascismo.
Non tutte le
salite sul campanile, però, sono state momenti lieti. Il 26 aprile 2010, la guida Marco Da Pozzo, che col collega Luca Dapoz
stava lavorando sul culmine, scivolò disgraziatamente sulla lamiera; tentando di afferrare il parafulmine senza successo, Da Pozzo sbatté con violenza sul tetto e morì sul colpo. L'episodio provocò grande impressione e dolore ed ha fugato, forse per qualche
tempo, la prospettiva di ulteriori scalate sul campanile.
Ciao Marco, ti ricorderemo per sempre, ogni volta che guarderemo lassù, oltre quel tetto maledetto ti vedremo scalare le vette dell'infinito
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