19 set 2016

Escursioni in Dolomiti: dov'è la Val Monticello?

Il volume I della famosa, e per certi versi insuperata, guida "Dolomiti Orientali" del medico-alpinista Antonio Berti (nota tra i fruitori come “il Berti”), è suddiviso in due tomi: il primo descrive - in 579 pagine - le crode, le forcelle e le valli che fanno capo ad Ampezzo, Badia, Braies e al Cadore Centrale fra Pieve ed Auronzo. 
La quarta e ultima edizione del volume risale a 45 anni fa, ma la pubblicazione è ancora reperibile, in veste rinnovata con una copertina plastificata che ha rivoluzionato, fra qualche mugugno dei puristi, la “Guida dei Monti d’Italia” rilegata in tela grigia. 
Purtroppo l'opera di Berti è in buona parte obsoleta, alla luce delle novità intercorse sui monti dolomitici negli ultimi decenni e le diverse forme di fruizione estiva e invernale della montagna (identificate quasi solo da termini inglesi), introdotte fra le cime descritte da Berti fin da quando apparve lo scialpinismo, nel 1908. 
Per un’eventuale (utopica, e nel remoto caso preferibilmente monografica) riedizione del “Berti” e per la cartografia che dovrebbe corredarla (in parte, comunque, già conformata), troverei rispettoso consolidare tutti i toponimi originari, non soltanto quelli sudtirolesi ma anche quelli ladini, ampezzani e cadorini. 
Si eviterebbero così etimologie sbagliate e tramandate da decenni, dovute alle carte militari, alla semplificazione "veneta" di toponimi difficili da pronunciare e alla difficoltà di instillare in "forestieri" la conoscenza e l’uso della toponomastica dialettale dei nostri paesi. 
Un esempio? A quasi novant'anni dalla prima uscita del “Berti”, si è ormai cristallizzato il qui pro quo sul significato del toponimo "Val Montejèla" nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, nota perché da lì nel 1865 mossero Paul Grohmann, Angelo Dimai Déo ed Angelo Dimai Pizo, per attaccare la cima della Croda Rossa. 
La Val Montejèla, alle pendici
della Croda Rossa Piccola (da www.youtube.com)
Nella guida, e anche in altre fonti che da essa hanno preso, il nome del luogo è registrato come “Val Monticello”; ma, derivando dalla voce “monte" (ampezzano e cadorino) "munt” (badiotto), “Montejèla” viene a significare “pascolo di ridotta estensione” e non “piccola montagna, monticello” come riporta la guida. 
Il ragionamento vale anche per tre cime del gruppo della Croda Rossa d'Ampezzo, dove il badiotto "Muntejèla", (ampezzano "Montejèla"), è diventato "Monte Sella": la nota Muntejèla de Senes e le solitarie M. de Fanes e M. d’Al Plan. 
Tradotti come Monte Sella di Sennes, di Fanes e di San Vigilio, i toponimi sono ormai entrati a far parte del patrimonio toponomastico italiano comune, e così se ne sono persi l’origine e il vero significato.

1 commento:

  1. Muntejela de Senes e` stata teatro di piu` di una mia escursione (una delle prime con mia moglie, quando eravamo ancora fidanzati; un'altra con il solito Albert con il concatenamento - usiamo una parola grossa - con il Col de Ricegon, Quaira de Senes, Piccola Croda del Beco (forse dovrei dire Pizora) e tentativo fallito alla Croda del Beco vera e proprio). Su Muntejela de Fanes ci sono salito una sola volta, dal Ju de Sant Antone, dopo un altro tentativo fallito (al Sass da les Nu, il famoso camino nascosto "troppo bene") e da lì mi si svelò la zona della Furcia dai Fers, cara al popolo dei Fanes, che mi ripromisi di esplorare l'anno successivo (sono passati più di trent'anni e ancora non l'ho fatto; tra l'altro, mi sembra che da pochi anni hanno eretto una croce in cima alla Furcia). Ma Muntejela d'Al Plan non so proprio dove si trovi!
    Ciao

    Saverio

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