"Col de Giatèi: robusta collina rocciosa tra Piezza e la Val di Zonia, a 2183 m, con cui si arrestano verso Occidente le punte di Zonia; giatèi è un collettivo da giat, e si riferisce alle chiazze di vegetazione e ai cespugli di mirtilli del dorso settentrionale; peraltro giat è voce che ricorre con frequenza come nome di pianta."
Col de Giatèi, da Fedàre (foto E.M.) |
Così il professor Vito Pallabazzer descriveva il Col, rilievo minore del sottogruppo del Cernera che domina Piezza e Fedàre, nei suoi "Cenni storici, geografici e toponomastici sul Passo del Giau", usciti sulla rivista "Le Dolomiti Bellunesi". Era l'inizio degli anni '80, perché la SP 638 tra il passo e la Val Fiorentina non era ancora completata; oltre alla citazione del linguista collese, non mi è occorso di scovarne altre che - essendoci rimaste da scoprire in questi anni solo montagnette che un tempo non avremmo nemmeno guardato - stimolassero la visita a quel dosso un po' misterioso, per quanto abbastanza vicino a Cortina ed evidente dalla zona del Giau.
Questo finché Gianluca Calamelli non ha descritto il Col de Giatèi nella monografia "Cernera Mondeval Rocchette. Itinerari escursionistici nel comprensorio della Val Fiorentina", ospitata dall’Annuario del Caai 2016, ma forse meritevole di un'edizione autonoma.
Quando Iside e io abbiamo letto le note dell'amico Gianluca, però, già da due anni e mezzo avevamo all'attivo la salita anche di quella piccola cima. Il Giatèi, per varie circostanze, mi ha dato una soddisfazione inversamente proporzionale alla sua corposità (in ogni caso, meno minuta di quanto non appaia dal basso) e alle peculiarità esclusivamente pedestri.
Giovedì 27 luglio c’è stata l’occasione di tornare lassù, completando la traversata dal Passo con lo scavalcamento delle Crepe de Zonia, e scoprendo, a un tiro di schioppo da una strada ormai quasi in ostaggio a moto e biciclette, una “arena della solitudine” di messneriana memoria.
La croce de vetta, verso Colle Santa Lucia (foto I.D.F.) |
Tra l’altro, stavolta sono apparsi evidenti i cippi di confine tra il Tirolo e Venezia, che si divisero la cresta dal 1787 al 1918 (quindi legittimando la conoscenza della cima fin dal 18° secolo), e sotto la sommità una piccola croce di legno, affacciata sulle case di Posàlz e Villagrande.
Col de Giatèi: un ameno poggio erboso, niente di strabiliante per il collezionista di grandi montagne, ma una cima preziosa, adatta per un'uscita breve e tranquilla in un luogo inedito nel cuore delle Dolomiti.
Per salirvi non occorrono relazioni, anche se una esiste e si trova in un sito web di vie normali: il Col è solo il culmine di una cresta, un centinaio di metri di sbalzo prativo verde d'estate e rosso in autunno, dove tra vegetazione e mirtilli si respirano storia e silenzio e i pensieri corrono in libertà. Romantica cima davvero, il Col de Giatèi: resterà così per sempre?
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