Alessandro, amico dal 1984 e ottimo compagno di corda in tante avventure, del quale purtroppo non trovo più i recapiti, compie 60 anni. Tanti cari auguri, "California"!
Nel 1992 Alessandro mi fece partecipe di un'idea: festeggiare insieme il suo 34° compleanno, in arrampicata. Fin qui nulla di eccezionale: il fatto è che l’amico è nato il 5 gennaio, per
cui onorare il suo genetliaco sottintendeva compiere una salita almeno con un po' di neve e ghiaccio.
La Punta Fiames, d'inverno (foto E. Maioni, guidedolomiti.com) |
Dove andare? Eravamo giovani e decisi, e pensammo di provare la parete sud della Punta Fiames, lungo la quale ero già salito due volte d'inverno, e con Alessandro altre due d'estate. Per fortuna, fino a quel 5 gennaio non si erano viste grandi precipitazioni, per cui la parete era in buono stato e salimmo regolarmente, senza trovare ostacoli di rilievo.
Dopo le canoniche tre ore di scalata, uscimmo in cima allegri, godendo della solitudine assoluta: nel mio zaino c'era poco da mangiare e non c'erano regali, ma – di nascosto da Alessandro e con cautela per non romperla – ero riuscito a portare lassù una buona bottiglia di prosecco.
Ce la scolammo quasi tutta, mentre saltellavamo per il freddo sulla vetta innevata. Ovviamente gli effetti non mancarono: presi dall’euforia, infatti, alle tre del pomeriggio decidemmo di scendere per la ferrata Strobel. Tralascio i particolari del ritorno, secondo molti più consigliabile d'inverno (ma soltanto se la ferrata non sia troppo innevata!) e comunque più sicuro della traversata a Forcella Pomagagnon lungo la quale, nel marzo di due anni prima da solo, non mi ero trovato tanto bene...
Il
tempo passava implacabile: scendevamo lenti, perché sulla pur mansueta ferrata le
cenge erano coperte di neve dura, le scarpe non tenevano granché e il ghiaione basale si era trasformato in uno scivolo ripido e compatto, cosicché l'ultima mezz'ora, al tramonto, risultò abbastanza penosa.
Arrivammo integri all'Hotel Fiames solo grazie alla corda che avevamo usato in
salita, al piccozzino e alla pila che il previdente amico, come per magia, aveva estratto dal suo zaino di epiche dimensioni. Un "pronto" a casa per rassicurare chi attendeva, e poi via lungo la Statale, a riprendere l’auto al parcheggio del Putti. Nel buio, al freddo e al gelo: ma dentro di noi c'era grande soddisfazione per la bella giornata appena conclusa.
Salutando l'amico che proseguiva per San Vito, gli proposi di festeggiare anche il
mio 34° insieme su qualche via: solo che a me "piace vincere facile". Sono nato il 24 ottobre, e – salvo in stagioni anomale – normalmente in quei giorni l'inverno vero deve ancora farsi vedere...
Innanzi tutto, Buon Anno a te e a tutti i frequentatori del tuo Blog.
RispondiEliminaInoltre il tuo racconto me ne ha fatto venire in mente un altro, narrato da Reinhold Messner: riguardava una sua "euforica" discesa per la ferrata Marmol, insieme ad un gruppo di compagni con cui aveva effettuato non mi ricordo quale scalata. Il suo commento era stato: "ci mancava solo un cartello sulla schiena con la scritta ESEMPI DA NON IMITARE". Probabilmente quel cartello sarebbe stato "applicabile" anche a voi.
Approvo incondizionatamente invece la scelta del Prosecco.
Ciao
Saverio
Ciao e buon 2018 anche a te.
RispondiElimina... Infatti non siamo mai più ricaduti in simili avventure, festeggiando un altro paio di 5 gennaio in casa dell'amico, tra polenta, salsicce e panettone: beati comunque quei tempi!
Ernesto