Molto tempo prima che nella regione dolomitica prendesse piede la moda di salire sulle cime, gli stranieri che venivano a conoscere i Monti Pallidi erano indirizzati verso i paesi della Val Pusteria (Braies, Dobbiaco, Monguelfo, San Candido, Villabassa) dall’opportunità di usufruire di bagni termali di varia ampiezza e valore terapeutico.
Anche nella valle d’Ampezzo, nel villaggio di Campo di Sotto e sulla riva della Costeana, il torrente che scende dal lago di Ciou de ra Maza sotto il valico del Giau, già all'inizio dell’800 era stata trovata una fonte di acqua minerale, leggermente solforosa. Prevedendo un possibile business, ci fu subito chi partì per Innsbruck con alcuni campioni del prezioso liquido al seguito, da sottoporre al parere di tale dottor Öllacher, rinomato chimico.
Dopo aver appurato che, sia per qualità che per combinazione degli elementi minerali presenti, le acque ampezzane non erano certo inferiori a quelle della Pusteria e avrebbero potuto fornire anch’esse un valido aiuto per curare affezioni, soprattutto reumatiche, Gaetano Ghedina Tomàsc (1804-1877), proprietario dell'Albergo Aquila Nera e riconosciuto mentore dello sviluppo turistico nella conca ampezzana, si attivò per costruire uno stabilimento termale, che dal 1831 venne gradualmente ingrandito, fino a disporre di dodici vasche per abluzioni in legno di cirmolo.
I Bagni di Campo, in una vecchia stampa |
Nel corso degli anni, però, la somma delle frequentazioni (122 bagnanti nel 1869; 98 nel 1870; soltanto 25 dieci anni dopo) e i risultati finanziari dell'impresa dei Bagni di Campo si dimostrarono sempre più deludenti, rispetto alle ottimistiche previsioni iniziali. Fu così che nell’autunno 1882, quando una rovinosa inondazione (la celebre «agajon del otantadoi», narrata in un drammatico resoconto dal giovanissimo testimone Gian Antonio Gillarduzzi de Jobe, che colpì la Pusteria e non risparmiò nemmeno la valle d'Ampezzo) sommerse l’edificio dei Bagni, nessuno ebbe voglia di farlo rivivere.
All'inizio del '900, nelle immediate vicinanze di quello che era stato lo stabilimento, la guida alpina Angelo Maioni Bociastòrta costruì invece un ristorante, in seguito ampliato ad albergo e intitolato al grande pittore Tiziano. che la leggenda narra avesse visto la luce nel 1490 in una povera casa là vicino.
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