E' sabato 14/10/1995. Sfruttando una sfilza incredibile di weekend di bel tempo, iniziata a settembre e che durerà per altre due settimane, ho preso accordi con tre amici per una salita: la via normale del Becco di Mezzodì.
La conosco abbastanza bene: vent’anni fa vi mossi i primi passi in arrampicata, e da allora l’ho ripetuta cinque volte, sempre con emozione e soddisfazione.
L’avvicinamento al Becco, notoriamente non proprio breve se eseguito tutto a piedi, lo iniziamo dalla strada del Giau, all’altezza della diruta Capanna Ravà. Ci vorranno circa due ore per giungere ai piedi della parete SW della “Ziéta”, dove si svolge la nostra via. Sarà una splendida camminata, dapprima ombreggiata e molto fresca, poi ingentilita dal caldo sole di una irripetibile giornata d’autunno.
La salita della via non ha una grande storia. Salgo tranquillo in testa alle nostre due cordate, assaporando tutti i passaggi e piazzando qualche rinvio in più dove penso che occorra. In poco meno di un’ora siamo in vetta: il cielo è di un azzurro così intenso da parere pitturato, c'è parecchio caldo, siamo un po' stanchi e sull'ampia sommità, dove ritrovo ancora la vecchia caldaia arrugginita portata su da alcuni amici per i falò di Ferragosto tanti anni fa, sostiamo almeno un’ora, mangiando e abbronzandoci.
Dall’alto si sente un generatore, il che fa supporre che il Rifugio Croda da Lago sia ancora aperto. Così, scendiamo veloci con due corde doppie, paghi di aver scalato (per gli amici è la prima volta) il Becco di Mezzodì, dove il 5/7/1872 Santo Siorpaes schiuse all'alpinismo con Utterson Kelso il quieto e romantico gruppo della Croda da Lago.
Giungiamo allegri al Rifugio, dove una birra fresca s'impone, e qui ritrovo l’amica Lorenza, in zona per ulteriori ricerche sui suoi amati toponimi. Ci perdiamo in conciliaboli e così, quando arriviamo a Rocurto, è quasi buio, e ci toccherà camminare un'altra mezzora fino alla Capanna Ravà per recuperare le macchine.
Possiamo dire che è stata una giornata spesa bene, e non immagino certamente che sarà la penultima volta - fino ad oggi, 16 anni dopo – che ho calcato la vetta del Becco, la prima montagna che ho salito in arrampicata, il mio esordio sulla roccia dolomitica.
La conosco abbastanza bene: vent’anni fa vi mossi i primi passi in arrampicata, e da allora l’ho ripetuta cinque volte, sempre con emozione e soddisfazione.
L’avvicinamento al Becco, notoriamente non proprio breve se eseguito tutto a piedi, lo iniziamo dalla strada del Giau, all’altezza della diruta Capanna Ravà. Ci vorranno circa due ore per giungere ai piedi della parete SW della “Ziéta”, dove si svolge la nostra via. Sarà una splendida camminata, dapprima ombreggiata e molto fresca, poi ingentilita dal caldo sole di una irripetibile giornata d’autunno.
La salita della via non ha una grande storia. Salgo tranquillo in testa alle nostre due cordate, assaporando tutti i passaggi e piazzando qualche rinvio in più dove penso che occorra. In poco meno di un’ora siamo in vetta: il cielo è di un azzurro così intenso da parere pitturato, c'è parecchio caldo, siamo un po' stanchi e sull'ampia sommità, dove ritrovo ancora la vecchia caldaia arrugginita portata su da alcuni amici per i falò di Ferragosto tanti anni fa, sostiamo almeno un’ora, mangiando e abbronzandoci.
Dall’alto si sente un generatore, il che fa supporre che il Rifugio Croda da Lago sia ancora aperto. Così, scendiamo veloci con due corde doppie, paghi di aver scalato (per gli amici è la prima volta) il Becco di Mezzodì, dove il 5/7/1872 Santo Siorpaes schiuse all'alpinismo con Utterson Kelso il quieto e romantico gruppo della Croda da Lago.
Giungiamo allegri al Rifugio, dove una birra fresca s'impone, e qui ritrovo l’amica Lorenza, in zona per ulteriori ricerche sui suoi amati toponimi. Ci perdiamo in conciliaboli e così, quando arriviamo a Rocurto, è quasi buio, e ci toccherà camminare un'altra mezzora fino alla Capanna Ravà per recuperare le macchine.
Possiamo dire che è stata una giornata spesa bene, e non immagino certamente che sarà la penultima volta - fino ad oggi, 16 anni dopo – che ho calcato la vetta del Becco, la prima montagna che ho salito in arrampicata, il mio esordio sulla roccia dolomitica.
Scendendo dal Becco sotto la pioggia, estate 1980 |
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