Un giorno, appena la volpe vide il gallo cedrone appollaiato sul ramo di un albero, gli si avvicinò per chiedergli come stava. «Ti ringrazio per la premura, cara volpe. Sto molto bene, e spero che sia lo stesso per te». Ma la volpe fece finta di non aver udito: «Mio caro, da quaggiù non riesco a sentirti. E, come sai, io non posso raggiungerti. Perché non scendi così possiamo parlare un po’?» Ma il gallo, conoscendo la brutta fama della volpe, era titubante. La volpe se ne accorse e gli chiese: «Perché non vuoi scendere? Non mi dirai che hai paura di me?». «Ma no, cara volpe - rispose il gallo, che si vergognava di essere stato scoperto – non ho paura di te, ma di tutti gli altri animali che sono in giro per la foresta. Allora la volpe prese a rassicurarlo dicendogli che in base ad un nuovo decreto nessun animale poteva toccare, aggredire o sbranare gli altri. Dopo aver ascoltato attentamente, il gallo sorrise e indicò alla volpe un gruppo di cani che stavano sopraggiungendo, sottolineando la sua piena condivisione del decreto. La volpe, però, udendo i latrati dei cani, cominciò a fuggire con gran meraviglia del gallo cedrone, che le chiese che motivo ci fosse in tanto ardire. La volpe, anche lei colta in castagna, non sapeva che dire: «Ma… c’è anche la possibilità che il decreto non sia ancora stato pubblicizzato a dovere». Udito ciò, il gallo cedrone la guardò e se la rise nel vedere come se la dava a gambe levate.
(Tratto da "Un cedrone ci osserva. Simpatica presenza in valle" di Angela Alberti, in "Ciasa de ra Regoles" n. 129, marzo 2011).
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