Scalando le mura della Rocca di Podestagno: la "ferrata più breve delle Alpi", 3 aprile 2011 |
Scrivo dopo la salita alla Rocca di Podestagno (11a dal 2004), compiuta ieri, in una giornata di primavera tiepida, ma ancora con qualche placca di neve sul versante più ombroso. Non volendo ritenere tali il Pichéto (Pierosà degli sciatori d'un tempo, oggi tornato quasi vergine, 1413 m), o il Sas Perón, che fronteggia gli opifici di Nighelonte e si sale in un amen dalla strada Fiames-Lago Ghedina (1342 m), la cima più bassa della valle d’Ampezzo potrebbe essere proprio Podestagno (1513 m). Dico “cima”, poiché verso il Rio Felizon la Rocca cade con un rispettabile precipizio, di un centinaio di metri almeno. Riaffermo “cima” perché una decina d'anni fa due giovani attaccarono la parete che incombe sul Rio, inventando una via di 80 m di dislivello, con difficoltà classiche. Sulla parete, forse già salita e di certo già discesa a scopi botanici da appassionati locali, i due alpinisti trovarono roccia discreta. In una spaccatura verso la cima, rinvennero poi alcuni scalini di ferro. Non sappiamo se risalgano alla Grande Guerra (quando lassù fu installata una vedetta italiana, che contribuì a smembrare gli ultimi resti del castello insediato otto secoli prima), o siano più antichi e rievochino oscure vicende medioevali. Di bello, oltre all'ambiente silenzioso che consente una rimarchevole passeggiata non molto lontana dal paese e l'interesse storico, Podestagno ha il fatto che fu “conquistato” in epoca remota, giacché il Castello, l’avamposto più a N del territorio veneziano, è citato ufficiosamente dal 1000, e compare nei documenti dal 1175. I primi “scalatori” della Rocca, sulla quale oggi si potrebbe arrivare in MTB a cinque minuti dalla panoramica sommità, accessibile mediante "la ferrata più breve delle Alpi" (una fune metallica di 5-6 m), sarebbero i nostri avi di 1000 anni fa. Se Podestagno si può considerare una cima, sarebbe curioso poter considerare gli ignoti che salirono a perimetrarlo per erigervi una fortezza che dominò su Ampezzo fino al XVIII secolo, i primissimi veri alpinisti sulle Dolomiti.
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