Un interessante personaggio dell’alpinismo ampezzano degli anni Sessanta del '900, cui la precoce scomparsa impedì di esprimersi pienamente e lasciare un più ampio segno nella storia locale, è stato Armando Menardi "de Seerino", conosciuto anche come Armando "de Jilma".
Figlio di Gilma, gestrice per molti anni col fratello Giuseppe della storica rivendita di tabacchi all’angolo del Comune Vecchio, era nato nel 1945.
La sua attività in montagna (misurata qui parzialmente, solo in base alle prime salite, di certo un po' più ampia), si svolse soltanto nel biennio '65-'66. Nel dicembre '66, infatti, Armando morì giovanissimo, per una rapida e inesorabile malattia.
L'1/11/65, con Franz e Armando Dallago, aveva salito una guglia inviolata sui contrafforti della Tofana di Mezzo, dedicandola a Franco De Zordo, caduto pochi giorni prima dalla Cima Piccolissima di Lavaredo.
L’anno seguente, il 15 maggio, gli stessi giovani salirono la parete E del Torrione Zesta, sempre sui contrafforti della Tofana di Mezzo; un mese ancora, ed ecco l'ascensione del Gran Diedro NW dei Lastoni di Formin. Il 27 agosto, con Franz, Armando scalò un'altra torre ai piedi della Tofana, dedicata ad Albino Michielli Strobel. Il 2 settembre la cordata salì la parete E della Torre Quarta d’Averau; nove giorni dopo, apportò una variante alla via Ghelli & Co. sulla parete N della Cima d’Ambrizzola, e il 13 novembre, infine, superò lo spigolo SE della Cima N della Torre Grande d’Averau, usando 55 chiodi per salire i centoventi metri di spigolo, in seguito ripetuto in libera.
Solo un mese più tardi si chiudeva la brevissima vicenda terrena di Armando, che non fece in tempo ad indossare il maglione degli Scoiattoli, al quale forse aspirava.
Il 10/8/1967 Franz e Armando salirono con Raffaele Zardini Laresc (scomparso anch'egli molto giovane, nel '75) salirono lo spigolo e il camino N del Becco di Mezzodì, dedicando l'itinerario all’amico, che oggi almeno ha un punto di riferimento sulle crode, al quale restano affidati il suo nome e la sua memoria.
Figlio di Gilma, gestrice per molti anni col fratello Giuseppe della storica rivendita di tabacchi all’angolo del Comune Vecchio, era nato nel 1945.
La sua attività in montagna (misurata qui parzialmente, solo in base alle prime salite, di certo un po' più ampia), si svolse soltanto nel biennio '65-'66. Nel dicembre '66, infatti, Armando morì giovanissimo, per una rapida e inesorabile malattia.
L'1/11/65, con Franz e Armando Dallago, aveva salito una guglia inviolata sui contrafforti della Tofana di Mezzo, dedicandola a Franco De Zordo, caduto pochi giorni prima dalla Cima Piccolissima di Lavaredo.
L’anno seguente, il 15 maggio, gli stessi giovani salirono la parete E del Torrione Zesta, sempre sui contrafforti della Tofana di Mezzo; un mese ancora, ed ecco l'ascensione del Gran Diedro NW dei Lastoni di Formin. Il 27 agosto, con Franz, Armando scalò un'altra torre ai piedi della Tofana, dedicata ad Albino Michielli Strobel. Il 2 settembre la cordata salì la parete E della Torre Quarta d’Averau; nove giorni dopo, apportò una variante alla via Ghelli & Co. sulla parete N della Cima d’Ambrizzola, e il 13 novembre, infine, superò lo spigolo SE della Cima N della Torre Grande d’Averau, usando 55 chiodi per salire i centoventi metri di spigolo, in seguito ripetuto in libera.
Solo un mese più tardi si chiudeva la brevissima vicenda terrena di Armando, che non fece in tempo ad indossare il maglione degli Scoiattoli, al quale forse aspirava.
Il 10/8/1967 Franz e Armando salirono con Raffaele Zardini Laresc (scomparso anch'egli molto giovane, nel '75) salirono lo spigolo e il camino N del Becco di Mezzodì, dedicando l'itinerario all’amico, che oggi almeno ha un punto di riferimento sulle crode, al quale restano affidati il suo nome e la sua memoria.
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