L’altro ieri a Cortina, durante la manifestazione in onore delle guide alpine, che ha visto premiata una quindicina di uomini che hanno segnato la storia alpinistica del ‘900, ho saputo che si è ufficialmente creata una nuova patente: di guida alpina “ad honorem”.
Non è la guida "emerita", il professionista che dopo aver portato clienti sulle crode per decenni diventa tale al compimento del 60° anno d’età, ma (è parso di capire) chi lodevolmente opera a favore della Montagna soprattutto intrattenendo, organizzando, scrivendo.
Il Pelmo guarda e non favella ... (Foto di Sabrina Menegus) |
Sento l’iniziativa francamente un po' grottesca. Da noi è quasi usuale che si dribbli chi in queste terre è nato, ci resta saldamente ancorato nonostante le difficoltà e le sempre più scarse attrattive, ma si adopera con passione per la cultura del territorio (in questo caso alpinistica), e si privilegino altri, magari più addentrati in alte sfere.
E' stato detto a ragione che nelle "Terre Alte" ci sono “montagne” di laureati, di giovani e meno giovani capaci e volenterosi, ma spesso non si sa fare di una mano un pugno e ci si fa insegnare dall’esterno "chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo".
Funziona così anche per la Montagna?
Funziona così anche per la Montagna?
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