11 feb 2013

Girovagando sulle cime delle Pezories (questo è il 300° post di ramecrodes!)


Avrei un suggerimento per chi ama inoltrarsi nei cantoni dolomitici meno battuti e ancora prodighi di spunti esplorativi.
Proporrei ai volonterosi di dare un'occhiata alle Pale delle Pezories, la dorsale con sei rilievi autonomi che a S si affaccia sulla Valle del Boite con scoscendimenti alti fino a 600 m, mentre a N, verso Val Granda e Val Pomagagnon, si adagia con ampie balze rocciose coperte di mughi.
Iniziando da N, troviamo dapprima il misterioso Pezovico (due quote, 1933 e 2014), raramente salito nonostante balzi in primo piano dalla piana di Fiames.
Subito dopo, distinguibile a fatica da lontano, segue il Torrione Scoiattoli, che per essere avvicinato richiede manovre alpinistiche non facili. Vengono quindi le Pale delle Pezories: la I, più elevata e relativamente più nota, la II e la III, di rilievo minore.
Pezovico e Pezories da N, dalla strada di Malga Ra Stua
(photo: courtesy of idieffe, 27/1/2013)
Le Pezories vennero fortificate dai militari italiani durante la I Guerra Mondiale, e sulle loro pendici restano ancora alcune testimonianze del conflitto.
La più facile da salire è la III Pala, collegata ai Prati del Pomagagnon dai resti di un' interessante mulattiera militare. Anni addietro, quando la visitai, trovai in vetta solo una rudimentale croce di rami, e null’altro.
La cima è un diversivo, per chi, scendendo dalla Punta Fiames, dalla Punta della Croce o dal Campanile Dimai (o da tutti e tre), volesse collezionare ancora una vetta con poco sforzo.
Alpinisticamente, oltre a tre difficili vie sul Torrione Scoiattoli, ce n’é una sul versante N del Pezovico, provata da Casara negli anni ’40 e dagli Scoiattoli negli anni '80, e conclusa da Alfredo Pozza nell'inverno 1992.
Sulla I Pala c’è una via di Dall’Oglio del 1950 ed un itinerario più facile del 1967, che inizia a Forcella Alta e dovrebbe intersecare un percorso italiano di guerra.
Insomma, chi cercasse qualche cosa di originale, sulle Pezories avrà sicuramente di che sbizzarrirsi e divertirsi.

1 commento:

  1. Una ventina di anni fa sono salito 3 o 4 volte su Ra Peziores, ma l'ultima fu memorabile. Avevo sognato di trovare uno scrigno di monete d'oro abbandonato tra i baranci del versante Nord e decisi che dei sogni ci si puo`, a volte, anche fidare (so che sembra incredibile, ma e` tutto vero e, come aggravante, all'epoca avevo abbondantemente superato i 40, di anni, non di febbre). Partii allora dal fondo della Val Granda e prima per un bosco disseminato di quelli che a me sembravano resti di trincee, poi per baranci sempre piu` fitti iniziai l'avventura. Che proprio di avventura si tratto`, perche` in assenza di ogni traccia umana passata, presente e, probabilmente, futura, fui letteralmente sepolto da un oceano di rami, aghi e resina. La battaglia era impari ed era evidente a chi toccava il ruolo dello sconfitto. Ma non mi diedi per vinto e alla fine, sotto gli occhi stupefatti di una donnola (credo), uscii sui prati sommitali fuori dall'intrico, del tutto indistinguibile, a causa degli aghi, della resina e dei pezzi di rami che portavano addosso, dall'esercito di baranci che avevo lasciato alle mie spalle.

    Saverio

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