Non
è facile scrivere di un amico scomparso in montagna senza incappare nei consueti luoghi
comuni di cui spesso abusano le cronache: vorremmo evitarlo, chiedendo
solo poche parole al nostro cuore. Luca di Udine, che la “Grande Vergine”, nelle Alpi
Giulie, ha voluto tenere con sé proprio il giorno del suo 43° compleanno, è stato un
amico; di un’amicizia nata per mail e consolidatasi con telefonate, lettere,
incontri sia in città sia in mezzo alle crode.
Ci siamo trovati insieme solo sulla Croda de r'Ancona e a Malga Ra Stua, nelle Dolomiti Ampezzane, ma un filo sottile ci ha legato per anni. La notizia della disgrazia c’è giunta da Treviso, mentre viaggiavamo verso il santuario mariano più noto dell’Europa dell'Est, impedendoci di rendergli l’ultimo saluto e avere la dedica sul suo secondo libro (cui avremmo tenuto), ma dandoci l’occasione per una preghiera particolare e, ebbene sì, per una lacrima.
Ci siamo trovati insieme solo sulla Croda de r'Ancona e a Malga Ra Stua, nelle Dolomiti Ampezzane, ma un filo sottile ci ha legato per anni. La notizia della disgrazia c’è giunta da Treviso, mentre viaggiavamo verso il santuario mariano più noto dell’Europa dell'Est, impedendoci di rendergli l’ultimo saluto e avere la dedica sul suo secondo libro (cui avremmo tenuto), ma dandoci l’occasione per una preghiera particolare e, ebbene sì, per una lacrima.
Davanti agli occhi e nelle orecchie
abbiamo ancora il suo sguardo un po' malinconico, la sua voce, i fervidi discorsi di
montagna e libri che facemmo lungo le nostre strade, vicine
ma dirette a destinazioni distinte; lui alpinista affermato e iperattivo in ogni
stagione, in preda ad un furore quasi dionisiaco, noi inclini a goderci un
alpinismo pacioso, paghi di un quarantennio di fortunate avventure, rivivendo le crode
nella scrittura, lettura e fotografia e invitando un po' “kugyanamente” altri a
ripetere le nostre scoperte o a farne di nuove.
Alla mesta notizia della perdita forse
potremmo aggiungere tante cose (o anche nessuna): non ce la sentiamo, non
vogliamo inoltrarci a cercare quel “Perché?” che solo lui conosce.
Ci
stringiamo alla sua Alessia in un abbraccio; a Luca auguriamo che dal vertice di una
delle mille cime di roccia, di ghiaccio, d'erba che ha calpestato in
ogni stagione, sorrida oltre le nuvole a tutti noi, che oggi ci sentiamo un
tantino più poveri.
... e quando la radice non ci sarà più, spero che il Parco non decida - con i fondi europei - di farci una strada e magari asfaltarla...
RispondiEliminabesitos
.. perdonami Luca.. questo commento era per l'articolo sopra..
Eliminaso che neppure tu avresti voluto che i boschi e le montagne fossero deturpate da troppi segni, come spesso succede, facendo inorridire i "puristi" della montagna..