Il 26 maggio di qualche anno fa, con Federico, Caterina e Alessandro salii una delle cime delle Dolomiti d'Oltrepiave forse più
originali: lo Spiz Galina (1545 m, Gruppo Col
Nudo-Cavallo). Il rilievo, più boscoso che roccioso e non proprio facile nonostante l'apparenza abbastanza mansueta, incombe ardito sul Piave sopra la Val Galina, e da qualcuno è stato definito “il Cervino di Longarone”.
Primo salitore ne fu il longaronese Gian Battista Protti,
che giunse in vetta nella primavera del 1898, con un compagno e due montanari locali nel ruolo di guide. Per salire sullo Spiz, noi partimmo da Provagna, al di là
del Piave e, risalendo la selvaggia Val Masarei, ci portammo alla
forcella che separa lo Spiz dal retrostante massiccio, dove notammo un minuscolo ricovero di cacciatori, allora fatiscente e quest'anno ristrutturato come bivacco.
photo: courtesy of flickr.com |
Da qui, la salita si trasformò in
una arrampicata vegeto-minerale, con tanto di filo di ferro teso fra gli alberi e una catena di sicurezza, e da ultimo un pendio prativo molto ripido, dal quale emergevano alcuni massi, utili sia per
l’orientamento perché evidenziati da bolli rossi, sia come appigli,
soprattutto per la discesa.
La cima, comoda piattaforma erbosa che mi ricordò la nostra Bujèla de Padeon, ci ricompensò della fatica con
un ampio panorama sulle Dolomiti d’Oltrepiave, su monti e paesi
della Valbelluna, ma soprattutto con il magnifico isolamento dello Spiz:
esso, quotato solo come … il nostro Ossario di Pocol, domina la
valle del Piave da oltre 1000 metri d’altezza.
Per la discesa imboccammo, con molta più fortuna che giudizio, un sentiero sul versante
della Val Galina, lungo il quale tornammo a Provagna dopo un lungo
giro tutto intorno al basamento dello Spiz.
Ogni volta che passo per Longarone, mi viene
spontaneo riguardare quella cima e ricordare con un sorriso una bella avventura, che non credo molti miei amici e conoscenti abbiano avuto la fantasia di fare.
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