23 dic 2013

Torre Piccola di Falzarego, invernale della "Direttissima Scoiattoli"

Dall’11 aprile 1976, quando giunsi sulla cima della Torre Piccola di Falzarego concludendo la mia terza scalata assoluta,  fino a metà degli anni '90 del secolo scorso, ho salito varie volte  - nella bella stagione come anche in condizioni invernali - la "Direttissima Scoiattoli" sulla parete S della Torre.
Aperta da Luigi Ghedina Bibi, Albino Michielli Strobel e Arturo Zardini Tamps il 6 giugno 1954, non vi ricordo difficoltà molto elevate, ma un diedro abbastanza duro sotto la cima, che peraltro noi seguimmo una volta sola. 
C’era infatti la possibilità, sfruttata da molte cordate, di schivare la parete finale in due modi: uscendo a destra verso lo stretto intaglio che separa le due Torri di Falzarego, oppure meglio, salendo verso sinistra a riunirsi con la classica "Via delle Guide". 
Ebbene, al di là dei ricordi legati ai percorsi sulla Piccola, propongo qui una notizia storica. Non si saprà forse mai chi fu il primo solitario sulla "Direttissima", nota per la dolomia solida, il favorevole orientamento, l'ottima chiodatura e soprattutto la vicinanza a un parcheggio e a un ristorante; si sa però chi fu il primo a salirla d’inverno. 
Torre Piccola di Falzarego, versante S
courtesy scuolaguidodellatorre.it
In una vecchia Rivista Mensile del Cai, infatti, ho scovato la citazione: primo ad avventurarsi in invernale sulla "Direttissima Scoiattoli" fu proprio uno di loro, Guido Lorenzi dai Pale, con un compagno. La salita fu compiuta in due ore il 19 marzo 1956, pochi mesi prima che il ventisettenne Lorenzi trovasse la morte in un malaugurato incidente sul lavoro. 
Se il 20 aprile può considerarsi ancora inverno, invernale fu, modestamente, anche una delle mie salite, compiuta nel 1985 con Ivano e Roberto. Credo che loro due se la ricordino, se non altro per le risate che si fecero ad un tragicomico inconveniente che mi capitò in discesa!

2 commenti:

  1. Beh, non lasciarci così in sospeso: adesso devi raccontarci il tragicomico incidente! :D

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    1. Scendevamo lungo il canale tra le due Torri, che era pieno di neve gelata (è per quello che gli Alpini lo hanno attrezzato con chiodi di calata). Stavo sul bordo della crosta, tra neve e roccia, quando la crosta crollò e mi trovai in un buco, sommerso fino al collo. Emergeva solo la testa, ma per fortuna i piedi poggiavano sul solido. Però, per uscire, dovetti fare un sacco di manovre, e più mi dimenavo più affondavo, sicché il buco diventò una caverna. Comunque, tutto finì bene, tra una parolaccia e l'altra, e tornai a casa ancora una volta senza un graffio.
      E' più complicato descriverla che immaginarla, fu davvero un'avventura inconsueta.
      Ciao.
      Ernesto

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