A quota 2450 m circa, non lontano dalle labili tracce che permettono di accedere alla Punta del Pin - poco noto e ancor meno avvicinato rilievo, che fronteggia la parete E della Croda Rossa d'Ampezzo sul confine fra Cortina e Dobbiaco e attrae per l´ambiente remoto e l'apertura su monti e valli - si staglia una singolare finestra rocciosa, che ritengo alta non meno di una decina di metri.
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Il "Busc de ra Costa del Pin" da Pratopiazza ottobre 2014 (foto I.D.F.) |
Non possedendo questa bizzarria dolomitica un toponimo specifico, in occasione
della salita che vi compii nell'estate 1998 mi presi la libertà
di dargliene uno, che rimane comunque non ufficiale, e la chiamai "Busc de ra Costa del
Pin".
Dai pressi della finestra, infatti, scende verso Cimabanche un costone, ricoperto in basso di conifere e mughi, che limita sulla
destra orografica la nota Val dei Canopi.
Il costone, ostico da
percorrere a causa della vegetazione intricata, porta il nome di "Costa
del Pin", perché vi prosperano i pini silvestri. Sul
filo di esso, i topografi imperiali incisero nel 1789 alcuni dei
segni confinari fra le comunità d'Ampezzo e Toblach, ritrovati e descritti nel 1955 dal compianto geometra delle Regole Fiorenzo Filippi.
Credo che il "Busc
de ra Costa del Pin", visibile dalla strada che collega i
due rifugi della prospiciente Alpe di Pratopiazza, non possa essere una meta rinomata, considerato l'impervio terreno su cui si trova e la mancanza di un accesso definito. Costituisce però
una delle tante peculiarità ambientali che rendono ricchi i due parchi naturali che proprio su quel confine comunale, provinciale e regionale si affiancano: il nostro delle Dolomiti d'Ampezzo e quello di Fanes-Sennes-Braies.
Ho ben presente la prima volta in cui, con un paio di amici, giunsi ai piedi di
quella bizzarria geologica. Mi aveva indirizzato lassù il colloquio con un conoscitore delle Dolomiti come
l'avvocato Camillo Berti, ancora vivente e attivo, il quale mi disse
di aver salito la soprastante Punta del Pin da ragazzo con il padre, lo
studioso e scrittore Antonio, "papà degli alpinisti veneti".
Non fosse stato per Camillo e, prima ancora, per le quattro righe dedicate dal padre alla Punta del Pin nella guida delle Dolomiti
Orientali, di quel "Busc" ora non potrei raccontare.
Questo blog copre le dolomiti ampezzane e non solo in tutti i loro aspetti: geografici, alpinistici, storici, letterari… Spero di non rovinarlo con i miei commenti, sempre e solo di natura escursionistico-geografica.
RispondiEliminaLeggendo questo post, ho iniziato a fare un elenco mentale degli archi naturali delle Dolomiti Ampezzane. Sarà sicuramente incompleto, ma provo a condividerlo.
Oltre al notissimo Bus de Tofana, mi viene in mente quello appena accennato (e non transitabile) che si trova un po’ più in alto lungo la stessa dorsale (invero sembra più una fessura orizzontale che un buco), ben visibile dalla Tofana de Rozes e raggiungibile con una brevissima deviazione dalla Ferrata Olivieri tra il Bus de Tofana e la cima della Tofana.
Poi un piccolo buco sul Monte Casale, anch’esso non transitabile a causa delle dimensioni e della posizione (su un pinnacolo di roccia) visibile scendendo da Forcella Casale verso la Val Travenanzes, appena all’inizio della discesa.
Ancora, un canale/camino verticale chiuso da un ponte di roccia sulla parete Ovest della Cima Campestrin Nord, visibile dai pressi del Bivacco della Pace (in determinate condizioni di luce, altrimenti si “appiattisce” contro le pareti retrostanti).
Un misteriosissimo arco sulle Pale Erte, credo più grande anche del Bus de Tofana e ben sagomato ad arco. Ne vidi una foto (senza didascalia) e impiegai più di un anno a scoprire dove si trovava, nascosto com’è da forre e quinte di roccia, in zone remotissime. L’ho poi osservato dalla Croda del Valon Bianco (credo sia l’unico luogo da cui è visibile) e mi sto organizzando per raggiungerlo una delle prossime estati, dal suo lato Sud-Ovest (a Nord Est precipita in un orrido canale).
Mi viene in mente anche un bell’arco ovaleggiante sul Castello Bancdalsé, visibile dal Gran Valun (credo raggiungibile, anche se non mi sono mai preso la briga di farlo, ma non transitabile).
Poi il mitico Bus de r’Ancona, di cui tanto Ernesto ha già scritto.
Non dimentico arco formato da una lastra di roccia appoggiata ad una parete, che ho visto solo in fotografia, che si trova in qualche remota zona del Sorapiss, dalle parti della Cresta dei Nani, che si può incontrare lungo un ardito percorso di cengia, nei miei piani per i prossimi anni.
Concludo con un altro buco (anche questo non un vero e proprio arco, ma un camino verticale chiuso da un ponte di roccia), di enormi proporzioni, ma remotissimo, che si trova sulla parete meridionale delle Pezories. E’ vicinissimo in linea d’aria a Fiames, ma è visibile solo dai pressi della Quota 2014 del Pezovico. Situato in piena parete sopra al Torrione Scoiattoli, sarebbe raggiungibile solo con difficile arrampicata.
Sono molto interessato all'arco sulle Pale Erte di cui non sapevo nulla. Quello sulle Pezories, mi pare di averlo osservato proprio dall'omonima cima, molti anni fa (forse l'ho anche fotografato).
EliminaDirei che a questo punto Ernesto, Saverio, Kaa ed io ci dovremmo trovare per una cena a Cortina, o meglio per un picnic in un luogo tipo la vetta del Taburlo...
EliminaHo scoperto questo arco guardando una foto sul sito www.bellodis.com, nella galleria Tofane, che però sembra non essere più on-line.
L'autore deve aver raggiunto la base dell'arco, da dove ha fotografato le prime cime di Furcia Rossa "inquadrate" attraverso l'arco.
Nessuno a cui ho chiesto ha mai saputo dirmi di più.
Da lontano, credo si riesca a vederlo solo dalla Croda del Valon Bianco. Per avere un idea di dove si trovi, guardando sulle cartine, è su una dorsale rocciosa che scende dalla IV cima di Furcia Rossa verso la Val Travenanzes, all'incirca dove è riportata una quota di 2291 m.
Se cerchi su internet un panorama della Val Travenanzes, scattato dal Valon Bianco, che includa anche le Pale Erte, con un po' di attenzione dovresti riuscire a vederlo, per la luce che lo attraversa. Io non ho scattato belle foto, ma se serve posso recuperarne qualcuna in cui lo si intravvede, almeno per indicare la posizione.
Non ho idea se lo si possa raggiungere da valle o da monte, né delle difficoltà che si possano incontrare (mughi di sicuro...). Nelle prossime estati sarò ben contento di andare a vedere, sperando di trovare qualche compagno volenteroso.
E' uno di quei luoghi che, per complessità del terreno, non mi sentieri di consigliare nemmeno al mio peggior nemico (al pari del canale N del Taburlo...), a meno che qualcuno sia veramente veramente appassionato
L'idea della cena/pic-nic non mi sembra niente male
EliminaSaverio
Neanche a me, ma appoggio l'idea di starcene a Cortina, come diceva Dino Buzzati, "sotto le montagne a guardare in su".
EliminaMagari uno dei prox we? Purché sia bel tempo, perché verrei volentieri su per un bel giro da concludere degnamente ritrovandoci nella tua Cortina. Comunque sai come contattarmi, Ernesto, organizziamo per tempo ;)
Elimina... E poi ce n'è un altro, visibile dal sentiero e da me fotografato anni fa, lungo la bassa dorsale fra il Monte Popena e la sella dell'ex rifugio omonimo.
RispondiEliminaQuelli che tu censisci sono sicuramente interessanti, ma a mio parere sono un po' troppo ostici per l'escursionista/fotografo normale. Il Busc de ra Costa del Pin, invece, non richiede manovre di corda né sforzi sovrumani per essere raggiunto: solo un po' di attenzione per il terreno piuttosto instabile. Non è valicabile. Provalo, l'estate prossima!
Ciao
Ernesto
In zona Cernera ne ho un paio, di cui uno bello grosso, forse raggiungibile per impervi percorsi di camosci. Poi c'è il Ponte di Sasso, che è su un torrente. E in zona Lastoi una scheggia di roccia forma un pertugio sotto cui passa una traccia nota agli alpinisti. Sulle Rocchette non credo ce ne siano, sulla Croda da Lago qualcuno probabilmente sì.
RispondiEliminaSulla Croda da Lago c'è il gigantesco "Foro" della via omonima (1945, 5° grado sup.), ben visibile già dal Giau. Poi c'era quello di uscita dal Diedro Dallago alla Cima Cason di Formin, crollato per frana a metà degli anni '80. Quando ci passai per la prima volta ('82), pesavo venti kg. di meno, ma dovetti fare ugualmente un grosso sforzo...
RispondiEliminaCiao Riccardo, ciao Kaa: manca Saverio e poi il trio degli "aficionados" di ramecrodes è al completo!
E
Rispondo all'appello. Un po' fuori zona, ma non troppo, è il bell'arco che si deve attraversare quasi obbligatoriamente per salire sul Monte delle Rondini partendo da Ponticello e passando per Malga Posta. E` decisamente facile, ma molto simpatico. Di quella cima mi resta sempre il rimpianto di non essere disceso, per il versante opposto, lungo l'invitante ghiaione che si butta nella valle di Braies. Ciao a tutti
RispondiEliminaSaverio