Franco
Laner, nato a Cortina nel 1941, è professore ordinario di Tecnologia
dell'architettura all'IUAV di Venezia. Ha al suo attivo oltre 30
pubblicazioni sui prodotti e componenti di laterizio, calcestruzzo,
legno e legno lamellare, e sui monumenti della Sardegna preistorica.
Non
aveva mai scritto del suo rapporto con Cortina, cui lo lega la discendenza materna, essendo nipote della guida alpina Angelo Dibona. Laner viene poco a Cortina.
Sostiene di non averne particolare bisogno; anzi, ha scelto per anni di lasciare in sospeso domande,
sentimenti, spiegazioni che forse il rientro avrebbe fatto tornare a galla
e lo avrebbero scosso. Per lui, Cortina evoca sentimenti contrastanti: ma tempo fa ha sentito la necessità di
ristabilire, fra gli opposti, un'accettabile armonia.
Ecco
quindi questi “appunti ampezzani autobiografici”, dal
titolo secco ed efficace di ”Rùşin”
(Agorà Nuragica, Isili 2014, € 18,50): ruggine con
qualcuno, ruggine che ricopre qualcosa, ruggine con la conca che lo ha visto nascere e crescere fino all'adolescenza sentendosi sempre un po'
“forèsto”,
per poi andare a studiare a Venezia e là fondare la sua esistenza.
Il
libro, arricchito da belle immagini del fotografo Stefano Zardini, si divide in due parti: la prima contiene i risultati di
un'esercitazione mnemonica, pur nei limiti dell'autoreferenzialità
biografica, ed è a sua volta articolata in otto capitoli, in cui l'ampezzano si intercala, senza sovrapporsi, con l'italiano, per esemplificare e rendere più incisivi concetti,
emozioni e sensazioni spesso smarrite: “Rùşin
e coslupe”, “Ci sosto?”, “Parlà e scrie”, “Mè nono”,
in cui Laner ricorda l'uomo Angelo
Dibona; “El cianpanin”, col profilo di un ampezzano ingegnoso
e risoluto ma forse valutato sempre con
sufficienza: Silvestro Franceschi “Tète Dane”, progettista del
Campanile; “Mè mare”, “Doi de marzo 1985”, “Schize”.
La
seconda parte, invece, contiene alcuni suggerimenti tecnici,
frutto del tentativo di Laner di ricreare il paesaggio ampezzano come un palinsesto capace di interferenze innovative, non solo
culturali ma, se si può, anche economiche. Essa è divisa in
cinque capitoli: “Paroi nos?” “In arboribus robur”, “Ra
Scora Industriale”, “El laresc”, “Brascioi, brites e
Regoles”.
“Rùşin”
è un libro originale, sospeso fra
l'autobiografia e il trattato
tecnico, pieno d'amore verso Cortina, i suoi boschi, la gioventù
dell'autore e di molti paesani mai dimenticati.
“Rùşin. Appunti ampezzani autobiografici”, patrocinato dall'Istituto Ladin de la Dolomites, sarà
presentato in Sala Cultura a Cortina sabato 13
dicembre p.v., con la partecipazione di alcuni ampezzani cui Franco deve riconoscenza, a vario titolo, per la nascita del volume: Eugenio Bernardi, Andrea Franceschi, Ernesto Majoni, Mario
Manaigo e Stefano Zardini.
Grazie Ernesto,
RispondiEliminasei una fonte inesauribile di preziose informazioni. Continua così: è un indicibile piacere tornare a casa e pregustare le sorprese che ci riservi con i tuoi post. Ora una curiosità lessicale: cosa vuol dire "coslupe"?
Ciao
Saverio
Ciao.
Elimina"Coslupe (frite) e lochi in tecia" non significa niente: è un vecchio modo di dire, che le mamme usavano per tacitare i figli che chiedevano "cosa c'è da mangiare?"; si usa ancora, ed è stato riportato in luce come titolo di un libro di cucina ampezzana una decina d'anni fa.
Ciao