Iniziava il penultimo decennio dell'800, quando il colonnello Richard von Meerheimb (1825-96), uscito da una malattia alle gambe che dalla nativa Großenhain presso Dresda lo aveva
spinto a Cortina per curarsi, volle mostrare la sua riconoscenza alla
valle che lo aveva accolto e la cui aria benefica aveva respirato a lungo.
Versò quindi alla neonata Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco una somma di denaro, da destinare alla costruzione di un ricovero alpino. Sorse così il primo vero e proprio rifugio ampezzano, secondo nelle Dolomiti Orientali dopo
la Dreizinnenhütte sulla Forcella di Toblin (attuale Rifugio Antonio Locatelli-Sepp
Innerkofler, aperto nel 1882).
Foto E. Terschak, raccolta D. Colli |
La costruzione trovò posto in cima al Nuvolau, facile cupola rocciosa che all'epoca distava quattro ore a piedi dal fondovalle, nota per l'ampio panorama e suggerita dal pioniere Paul Grohmann nella sua guida escursionistica delle Dolomiti, "Wanderungen in den Dolomiten" (1877).
Per
ricordare il lodevole gesto del militare, la Sezione Ampezzo
battezzò la costruzione Sachsendankhütte, rifugio in
ringraziamento da un sassone. La festa d'apertura, l’11
agosto 1883, fu purtroppo funestata dalla morte della giovane guida alpina Giuseppe
Ghedina Tomasc, che precipitò per ragioni mai chiarite dalla soglia del nuovo rifugio verso il Masarè de l'Avoi.
Ingrandita nel 1895 e nel 1902, durante la Grande Guerra - trovandosi addossata alla linea del fronte - la costruzione fu trasformata in osservatorio dal Comando Militare italiano e semidistrutta dai
colpi dell'artiglieria austriaca.
Nel primo dopoguerra la Sezione del Cai di Cortina, rifondata nel 1920, ne fu confermata proprietaria, e la ricostruì nel 1928-29, inaugurando nel luglio 1930 un rifugio più grande e accogliente dell'originario, che ribattezzò Rifugio Nuvolau.
Dopo il II conflitto mondiale, la
gestione fu rilevata dai coniugi Guido e Gilma de Zanna, che nel 1973
la passarono agli attuali conduttori Mansueto e Giovanna Siorpaes. Essi, coadiuvati dai figli, custodiscono ancora con passione il "loro" rifugio, che il 14 settembre 2008 festeggiò il 125° dall'apertura con una
partecipata cerimonia, resa più "rustica" da una precoce nevicata.
Seppure assediato da altri rifugi, impianti di risalita e piste di sci, il Nuvolau - dotato soltanto dal 2015 di acqua corrente, dopo 132 anni - resta uno dei ricoveri alpini
più prestigiosi delle Dolomiti.
Vi si sale unicamente a piedi, non costituisce la base per grandi ascensioni o vie ferrate, ma l'indimenticabile colpo d’occhio che si
schiude dalla cima, soprattutto in occasione della
levata del sole, rende sempre commovente l’arrivo lassù.
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