Oggi non penso che soffra di eccessivo affollamento, anche perché l'approccio alla base è più lungo della salita in sé; ma di certo nella prima metà del '900 fu un obiettivo famoso, non semplice e ambito da alpinisti d'ogni dove.
E' la Guglia Edmondo De
Amicis, torrione che si alza dal bosco ai piedi delle Pale di
Misurina e al cospetto del lago omonimo, dal quale è però malamente distinguibile.
Alta come un condominio di una quindicina di piani, la De Amicis evoca nella forma il fungo dei nostri boschi che si chiama spugnola, e vanta una storia lunga e movimentata.
La conquistarono, infatti, nel luglio 1906 la vulcanica guida fassana Tita Piaz e l'amico Ugo De Amicis, figlio dell’autore del libro
“Cuore”, che volle dedicarla al padre.
Giudicandola un osso piccolo ma duro, per toccare la
vetta la guida studiò un trucco degno della sua fama di "Diavolo delle Dolomiti": una lunghissima corda fissata a una
palla di piombo, lanciata dalla cima del modesto rilievo che la fronteggia (detto Campanile
Misurina) e arrotolata sui mughi della cima con un gomitolo di cordini.
Scivolando per diciotto metri sulla corda tesa a sessanta metri dalla base, gli attori della funambolica impresa giunsero in
vetta dopo varie ore di lavoro. La salita fece un po' di scalpore, ma - al pari di altre simili nei Cadini di Misurina e sugli Spalti di Toro - non fu reputata alpinismo autentico.
L'ascensione diretta della Guglia attese altri sette anni: nell'agosto 1913 Hans Dűlfer, von
Bernuth, la guida Zelger e Frau Kasnakoff riuscirono a salire dal basso, incontrando difficoltà piuttosto alte per l'epoca, poi facilitate da qualche chiodo.
Classica cartolina della Guglia De Amicis da N |
Nel corso del '900 la traversata lungo la corda e
la via Dűlfer divennero celebri e molto ripetute, spesso come set fotografico; nel '52 la Guglia fu anche protagonista di un film di Severino Casara.
La De Amicis è poi stata salita praticamente da ogni lato: nel '40 lo spigolo a destra della via originaria fu percorso da Mazzorana, Pagani e Falconi; sul versante est, dove si scende in doppia, si arrampicarono nel '61 Menegus, Bonafede e Nessi; nel '67, infine, Molin e Pandolfo in oltre sei ore piantarono 30 chiodi sullo
spigolo a destra della Mazzorana. E non è detto che la vicenda finisca qui!
La punta della guglia è così stretta da riuscire a ospitare solo un ciuffo di mughi e gli spit di
sosta; niente campane, croci, libri di vetta. Il 13 maggio del '79, una fresca domenica di primavera, anche chi scrive ebbe la grande fortuna di arrivare lassù con Enrico, il Lace e Spidi; per quell'unica salita, la Guglia Edmondo De Amicis è entrata di diritto nell'album dei ricordi più intensi.
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