Un enorme dente di roccia scura e di forma piramidale che emerge, insieme ad altre strane guglie, da un mare di conifere sulla destra
orografica della Val Costeana, a nord della Monte de Formin e a circa metà della salita da Cortina al lago de Fedèra.
Sul ripiano sommitale, dal quale si apre una visuale quasi circolare sulla vallata ampezzana, durante la Prima Guerra Mondiale l'Esercito Italiano costruì una postazione per la difesa antiaerea, accessibile con un sentiero completamente artefatto. Dell'apprestamento rimangono robusti muri e, a pochi passi dalla cima, una caverna utilizzata come deposito di materiali o come alloggio per i soldati.
Chi conosce le nostre montagne, avrà capito che sto volando ancora una volta con la memoria su uno dei tanti luoghi a me più cari: il Bèco d'Aial. Lassù, in circa un quarto di secolo, mi sono arrampicato molte volte, l'ultima in una bella giornata di luglio di pochi anni fa.
Sul Bèco, esclusi i numerosi giovani convenuti a far festa nel 1986 e nel 1987 quando - con la regia dello scomparso amico Luciano - fra i muri del riparo si accendeva il tradizionale falò nella notte del 14 agosto (usanza oggi purtroppo abbandonata), non mi è mai accaduto d'imbattermi in altre persone.
Gusela, Nuvolau, Averau e 5 Torri dalla cima del Bèco (foto E.M., luglio 2008) |
In effetti, il panorama da quell'aguzza piramide dolomitica non è proprio per tutti. Il sentiero, nel tratto verso la cima,
nonostante il ripristino effettuato dal Cai Cortina dopo una disgrazia occorsa nel 2005, rimane sempre un po' delicato, esposto e sporco di ghiaino e richiede attenzione.
Questo non mi ha comunque impedito di tornare spesso, con amici e nell'estate del '96 anche con i miei genitori, su una delle vette meno elevate (il Bèco si ferma, infatti, a quota 1846) e tutto sommato meno alla moda della conca d'Ampezzo, ma non per
questo meno preziose.
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