Giungendo a Cortina dal Cadore e volgendo lo sguardo verso nord, non passa inosservata una muraglia verticale dai riflessi rossastri: è la parete sud del Taé, cima del gruppo della Croda Rossa d'Ampezzo, nel piccolo sottogruppo del Col Bechéi.
La sua silhouette arrotondata pare quasi reggersi in bilico sulla Val de Fanes; la parete, che gli antichi accostarono ad un gigantesco tagliere segnato da lame di coltello, si eleva per un migliaio di metri sopra le cascate del Ru de Fanes, affluente
del Boite. Caratteristico per stratificazioni a ventaglio che si allungano da sinistra verso l’alto, formando cenge e tetti affrontati da rocciatori solo sessant'anni fa, il Taé è una grande montagna, una delle più affascinanti e complete del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.
Originale scorcio tardo-autunnale del Taé, dalla Val de Fanes (foto Roberto Vecellio, g.c.) |
Praticato fin dall'alba dei tempi da cacciatori e pastori, fu salito per la prima volta con motivazioni alpinistiche nel 1906 da tre austriaci, Doménigg, Geith e Thiel. Oggi sono note le sue vie estreme, raggruppate sul lato che guarda Fanes, più che l'approccio normale, una robusta escursione - rinomata come scialpinistica - che inizia da Antruiles con la risalita della valle delle Ruoibes de Fora e transita per il Ciadin del Taé, scenografica conca di pascolo e rocce chiusa a ovest dal Taé stesso e ad est dai ghiaioni del Col Bechéi.
La conca è bagnata da un ruscello, che nasce tra i massi ma presto sparisce per ricomparire a valle. Osservando la sommità da qui, ci si porta sul lato orientale del Ciadin, si risale su tracce una fascia di rocce un po'
instabili e lungo la cresta, con un giro ad arco, si giunge alla minuscola croce della cima.
Da lassù, dove resistono alcuni ruderi di un posto di guardia della Grande Guerra, si spalanca un panorama a 360°: Col Bechéi, Lavinòres, Valon Bianco, Taburlo,
Col Rosà, Tofana, Pomagagnon... In vetta, non è consueto dividere lo spazio con qualcuno, e lungo la salita, massimamente dopo il Ciadin, di rado s'incontrano altri candidati alla conquista.
Dal bivio col sentiero, segnato da una trentina d'anni, che porta sul Col Bechéi, cessano i bolli e inizia la Montagna che abbiamo sempre cercato e prediletto: non strapiombi ma sentieri e tracce spesso solitarie e aspre, che implicano impegno e attenzione, ma ripagano in abbondanza la mente e il cuore.
Dal bivio col sentiero, segnato da una trentina d'anni, che porta sul Col Bechéi, cessano i bolli e inizia la Montagna che abbiamo sempre cercato e prediletto: non strapiombi ma sentieri e tracce spesso solitarie e aspre, che implicano impegno e attenzione, ma ripagano in abbondanza la mente e il cuore.
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