Dieci anni fa, la
prima domenica di ottobre del 2006, in virtù di un suggerimento trovato nel web, aggiungevo con soddisfazione al mio "carnet" una delle - oso dire - ormai pochissime crode ampezzane accessibili agli escursionisti che ancora mancava: la Cima Falzarego.
Situata nel gruppo di Fanes a sud-est di Forcella Travenanzes, la Cima porta un nome di derivazione alpinistica, datole probabilmente dopo l'ascensione della parete ovest, che guarda la Strada delle Dolomiti e sulla quale, all'inizio di agosto del 1909, si misurarono Guido e Max Mayer con le guide Angelo Dibona e Luigi Rizzi (a proposito: ci sarà qualcuno, fra chi legge, che abbia ripercorso questa via semi-sconosciuta del grande quartetto?).
Sul versante nord, affacciato sulla Val Travenanzes, il monte si configura come un dosso arrotondato di rocce e detriti multicolori, e dalla forcella citata si sale in breve e senza problemi. Sugli altri versanti cade con pareti di discreta altezza, solcate da vie mai divenute di moda.
Verso ovest, dalla Cima si diramano le due Torri Falzarego, rinomate per le vie di salita su salda dolomia, lungo le quali si sono cimentate, e ancora si cimentano, migliaia di appassionati di scalate nelle Dolomiti.
Cima e Torri Falzarego, in una cartolina d'epoca (raccolta E.M.) |
Teatro di combattimenti durante la 1^ Guerra Mondiale,
sulla sommità e sui fianchi della Cima Falzarego non mancano resti di gallerie, postazioni e trincee. Conoscendola vagamente, fino a quella domenica d'ottobre pensavo che essa fosse poco considerata da chi cammina. Invece in quel frangente, sulla vetta, che allunga verso la Strada delle Dolomiti un comodo plateau di rocce e magro pascolo, pieno di dossi e avvallamenti
sforacchiati dalle esplosioni e ornato di varie croci, a goderci il pallido sole eravamo una quindicina.
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