L'insellatura denominata, quasi tautologicamente, Forcella Sonforcia (de Col Jarinéi, per non confonderla con l'omonima situata nel gruppo del Cristallo) si trova nel gruppo della Croda da Lago, a est del Becco di Mezzodì, e raggiunge quota 2069 m.
Di proprietà della Regola Alta di Anbrizòla, è
un largo valico di verde pascolo, sul crinale che dalla Rocchetta di
Prendera si allunga verso nord.
La forcella funge da passaggio, quasi più frequentato dal bestiame in transito dalla Monte de Federa che da esseri umani, fra la testata della Val Federa - ossia il pascolo della Monte de Col Jarinei - e la Val d'Ortié.
Poco distante dalla forcella, qualche anno fa il coetaneo Carlo, già scalatore e poi appassionato cacciatore, ha ricostruito, su un antico sedime, un piccolo capanno di legno, per sostarvi soprattutto durante le battute di caccia nella zona.
Dalla forcella verso l'Antelao e la Rocchetta di Cianpolongo (C. Bortot, 5.9.04) |
Il luogo è così rilassante che, salitovi in una bella domenica d'ottobre (non certamente quella di ieri, in cui la neve è scesa ben più in basso della forcella), mi fu naturale stendermi sul prato e godermi a lungo il panorama verso le Rocchette, che chiudono lo sfondo da un lato, e poi rigirarmi dall'altro, per ammirare una visione
inusuale della conca ampezzana.
Per la forcella passa un
sentiero segnalato e abbastanza poco noto, che non patisce certo di
affollamento; se per caso folla ci fosse, sarà composta in prevalenza di appassionati
locali.
In tanti anni vi sono arrivato una quindicina di volte, perlopiù in salita e discesa dalla soprastante Rocchetta de Cianpolongo, e giudico senz'altro la Forcella Sonforcia de Col Jarinei uno dei luoghi più suggestivi
della valle d'Ampezzo.
Beh, leggere questo post stasera mi ha fatto sorridere e ripensare ad una domenica dello scorso marzo, quando, forti del fatto di essere ben undici, abbiamo messo in programma la traversata della forcella con partenza da Socol e ritorno per malga Federa (batteremo traccia a turno, si era detto...). C'era pericolo valanghe da marcato a forte, così ci era parsa una buona idea: un metro di neve pesantissima caduta nella notte, più quella della giornata e visibilità di pochi metri hanno però messo a dura prova la nostra compagnia. Dopo cinque ore nella tormenta abbiamo valicato finalmente la forcella e... sorpresa! La pendenza ridotta e la troppa neve non ci lasciavano scendere. Faticando un bel po' abbiamo raggiunto il casone e poi finalmente la strada del rifugio Palmieri, per fortuna battuta dalle motoslitte. Dopo una veloce scivolata, il rientro a Socol ci ha nuovamente provato, a causa non solo dei saliscendi, ma di una neve impossibile, fradicia da far paura. Siamo arrivati all'auto alle sei, non molto soddisfatti della sciata, ma contenti di aver passato comunque una giornata in un posto magico, cui la situazione e il tempaccio avevano regalato addirittura un tocco in più.
RispondiEliminaPensa Ernesto che non non ho mai varcato la forcella in questione. Son passato due volte in alto, sotto il Beco, e due o tre volte in più sui pascoli alti ai piedi delle Rocchette di Prendera e Ruoibes. In più - come ben sai - altre due volte per il magnifico Parueto, giusto lì sotto (che per me meriterebbe un post a parte, da tanto è bello il luogo!). Prima o poi rimedierò alla mancanza, magari con le ciaspe, sfidando i non pochi 1000 metri...
RispondiEliminaGrave mancanza!
RispondiEliminaIl luogo è veramente "ameno", come dicevano una volta, ma soprattutto d'estate. D'inverno non so.
E sopra la Forcella a destra mi dicono che sia ancora più bello, per vista e solitudine.
Ciao.
Confermo il giudizio di Ernesto sulla magia del luogo. Ed è bello arrivarci nel tardo pomeriggio di una giornata limpida; dopo aver risalito la Val d'Ortie`già immersa nella penombra, la vista esplode inaspettata nella sua ampiezza. I ricordi sono un po' alterati dallo specchietto retrovisore del tempo, ma mi sembra di vedere sulla destra dell'insellatura appena accennata (non so se è anche la "tua" destra, probabilmente no) una fila di abeti, inframezzata da qualche piccolo scoglio roccioso (forse è solo fantasia, non lo so), immersa nel caldo colore del sole che tramonta. E poi scendere lentamente, verso il Cason, con gli occhi (e l'animo) puntati verso Nord. Forse da nessun altro punto la Valle d'Ampezzo mi è sembrata così bella. E penso che d'inverno, il contrasto tra le ombre della valle risalita e le luminose praterie innevate della discesa sia ancora più suggestiva: caro Kaa, l'idea di una traversata "co ra ciaspes" mi sembra splendida.
RispondiEliminaE dopo essermi asciugato una lacrimuccia, il Parueto, citato da Kaa, mi richiama alla memoria una discesa (credo siano passati 50 anni) dalla Rocheta, in compagnia di Fabrizio e Massimo, seguendo rigorosamente il letto di un torrentello che si spegneva proprio nel Paru` de Son Forcia (credo si chiami così), tra baranci e salti di roccia, spensieratezza e un po' di apprensione.
Ciao
Saverio