Fra più di 3000 descrizioni di salite a vette alpine di ogni difficoltà, impegno e lunghezza, il sito www.vienormali.it contiene forse l'unica relazione disponibile dell'ascensione del Pezovico, ostico e disertato recesso dei monti ampezzani.
Testata d'angolo della dorsale del Pomagagnon, la cima - che reca un nome antico quanto oscuro - s'impone dall'alto della modesta quota di 1933 metri sulla piana di Fiames e sulla ciclabile verso Dobbiaco.
Affiancata da un risalto senza nome, che la supera di 80 metri e non sarebbe difficile toccare da Forcella Alta - se questa non fosse un po' complicata da avvicinare, per il deterioramento delle tracce che vi salgono da sud - nel 1915-1917 il Pezovico fu munito di opere difensive dagli italiani, e in seguito traforato dalle gallerie dell'ex linea ferroviaria Cortina-Dobbiaco.
Ignorato in Dolomiti Orientali di Antonio Berti e liquidato come poco rilevante in Cristallogruppe und Pomagagnonzug dei coniugi Schmidt (1981), è stato succintamente citato in Gruppo del Cristallo (1996) da Luca Visentini; l'autore, pur meticoloso, non fornì alcun dettaglio sulla salita, non avendola compiuta e basandosi su quanto riferitogli dal sottoscritto, che a essa annovera due visite.
La doppia cima del Pezovico, in alto a destra Forcella Alta e sullo sfondo la Croda de r'Ancona (foto I.D.F., 14.10.11) |
La prima di esse risale a fine maggio '93. Attuando una proposta di Roberto, "Tòne" - al tempo guardia del Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo - ci fece scoprire con piacere l'aspro costone, fitto di mughi e quasi vergine di tracce umane e di sostanziali difficoltà, che dal ponte metallico sul Felizon sale per 500 metri di dislivello fino in vetta.
Rimontato il costone, non senza sudore, aggirammo per cenge l'ultimo dosso e ci portammo a Forcella Bassa - "falso" valico ben visibile da Fiames - donde, con uno strappo tra erbe e detriti, dopo un buon paio d'ore dalla partenza toccammo il punto più alto.
Nonostante le visibili tracce belliche, ebbi allora l'impressione di aver toccato la meta più sconosciuta, remota e dimenticata che mai avessi immaginato. Volli vedere se il Pezovico avesse una storia alpinistica: ce l'ha ed è fatta di un solo capitolo.
L'unica via aperta finora, con difficoltà fino al VI, sale la parete fessurata sud-ovest, affacciata sulla strada d'Alemagna. Tentata da Casara negli anni '40 e più di trent'anni dopo da Ghedina e Menardi di Cortina, fu superata il 23-24 febbraio '92 da Pozza e Petillo, che bivaccarono sotto la cima e poi scesero avventurosamente a nord, su terreno ignoto a entrambi.
L'unica via aperta finora, con difficoltà fino al VI, sale la parete fessurata sud-ovest, affacciata sulla strada d'Alemagna. Tentata da Casara negli anni '40 e più di trent'anni dopo da Ghedina e Menardi di Cortina, fu superata il 23-24 febbraio '92 da Pozza e Petillo, che bivaccarono sotto la cima e poi scesero avventurosamente a nord, su terreno ignoto a entrambi.
Di escursionisti che conoscessero il Pezovico, invece, non avevo notizie. Così, spinto dalla voglia di condividere la mia scoperta, vi tornai con un amico a metà maggio '96. Di entrambe le salite, mi resta ancora la sensazione provata nel seguire, quasi annusandole, le peste degli ungulati nella coltre di mughi, spessa, torrida e stancante ma riparata dagli strapiombi che fasciano la cima; in seguito indugiai spesso sulla rocca di Podestagno, prospiciente il lato della salita, ripercorrendo mentalmente le tracce allora seguite.
Il Pezovico giustificò senz'altro l'impegno che ci richiese: non fece sconti, per cui oggi lo indico solo a chi, convenientemente preparato e sicuro nel muoversi in recessi tanto inselvatichiti, possa apprezzare a 360° una cima lontana, primigenia, priva da agevolazioni e quasi unica per contesto ambientale.
Lassù tra erbe, detriti e mughi, si dividerà lo spazio con i gracchi, forse i lenti cerchi dell’aquila o anche il balzo furtivo di qualche camoscio: ma soprattutto, con un'impagabile immobilità.
Lassù tra erbe, detriti e mughi, si dividerà lo spazio con i gracchi, forse i lenti cerchi dell’aquila o anche il balzo furtivo di qualche camoscio: ma soprattutto, con un'impagabile immobilità.
Caro Ernesto,
RispondiEliminaecco una delle (tante) mete a cui ho puntato in passato senza successo. Già Forcella Alta mi aveva respinto una quindicina d'anni fa, quando, salendo da Fiames per quello che doveva essere il percorso "normale", mi bloccò l'attraversamento di un canale di ghiaia completamente cementato, quando già la forcella mi pareva ormai a poratta di mano. In quell'occasione mi era venuto in mente che tu avevi suggerito a Luca Visentini che si poteva giungere in forcella anche salendo dal ghiaione che, in alto, mi aveva respinto e mi ero ripromesso di tentare quella via (anche se nutrivo qualche dubbio sulle mie capacità di risalire una grava che temevo completamente cementata anche nelle sue porzioni inferiori). Per vari motivi non ne feci più nulla. Due anni fa, a giugno, ispirato dalla tua relazione su vienormali, ero andato ad esplorare la possibilità di salita dall'uscita della galleria della passeggiata del trenino (stavo appunto facendo solo una passeggiata rilassante) ed effettivamente la prima parte del bosco, anche se non particolarmente attaente, mi era sembrata abbordabile. Chissà che in futuro .... Volevo invece chiederti se hai notizie recenti della salita a F.lla Alta da Fiames (per la "via normale" o per la variante).
Ciao e Grazie
Saverio
Ciao Saverio, ho percorso la salita a Forcella Alta da Fiames nel 2008 e nel 2011. Da Fiames si sale per il ghiaione franoso, giunti al suo termine superiore si deve svoltare a sinistra (qui si presentano due canalini, entrambi percorribili (quello di sinistra è più comodo), poi al loro termine si scendene in una conca e da qui si risale il pendio finale fino alla forcella. Le uniche difficoltà che ho trovato erano: ghiaia cementata svoltando a sinistra dal ghiaione sopra Fiames verso i due canalini e ricette un po' scivolose scendendo dai due canalini alla conca. Il ghiaione franoso sopra Fiames cambia tantissimo (dal 2008 al 2011 la sua superficie si è abbassata di svariati metri), ma in qualche modo siamo sempre passati grazie ad un provvidenziale mugo arroccato proprio sulle ghiaie cementate.
RispondiEliminaNon c'entra niente, ma oggi ho rifatto per la terza volta la Cengia Paolina ed ogni volta mi piace sempre di più, soprattutto l'ambiente nei dintorni degli Orte de Tofana. Per me è uno dei giri più spettacolari a Cortina (ma quale non lo è?!)
Beato te e grazie per le informazioni. Se ho ben capito tu non hai seguito, come avevo fatto io, il sentiero che porta all'attacco della Strobel, per poi abbandonarlo, circa a metà sulla sinistra per evidente traccia (ricca di vipere) che porta ad una insellatura che adduce al grosso campo di ghiaie dove io mi arrestai a causa del canale cementato (senza mughi!!!), ma hai seguito la "variante".
RispondiEliminaVolevo sapere se tu trascorri sempre le tue vacanze a Cortina nella seconda meta` di luglio, perchè quest'anno, se alcuni problemi di salute non me lo avessero impedito, avrei accettato un invito di Albert per trascorrere una settimana tra i nostri monti proprio in questo periodo.
Ciao e fatti sentire (leggo sempre volentieri, e con un pizzico d'invidia, i tuoi commenti)
Saverio
Confermo che sono salito direttamente, partendo dalla strada statale, per la grande frana. Di fatto avremmo voluto seguire la via che dici tu (che ci sembrava più varia), ma non avendo trovato un attacco comodo abbiamo deciso di salire per il meno poetico ghiaione.
EliminaPer quanto riguarda le mie vacanze: di solito trascorro circa 10 giorni a Cortina nella seconda metà di agosto (ma già quest'anno, per motivi famigliari, deroghiamo e andremo prima). Poi 2-3 volte a estate traacorro a Cortina il weekend, sobbarcandomi (volentieri) i 420 km che mi separano. Se vuoi ci possiamo mettere d'accordo e farci un weekend di giri insieme; ho solo bisogno di pianificarlo un po' in anticipo per organizzarmi. Nel caso, invitiamo fuori a cena Ernesto :-)