10 mag 2019

La Gusèla (o Bujèla) de Padeon, angolo misterioso del Pomagagnon

Luglio '91: finalmente ho l'occasione di visitare un angolo d’Ampezzo che ignoravo, e nel quale vivrò una bella scoperta: la Gusèla (o Bujèla) de Padeon, nel sottogruppo del Pomagagnon. La cupola, rocciosa e cosparsa di mughi, raggiunge quota 2252 m e s'impone alla vista dalla SS51 d'Alemagna nei pressi della chiesa di Ospitale d'Ampezzo. Fino a poco più di trent'anni fa offriva due sole vie di accesso, tra cui la misconosciuta normale.
Il 28.7.1985 Paolo Bellodis - Scoiattolo e guida, mio coetaneo e amico - e Massimo Da Pozzo, nemmeno diciottenne, aprirono sul piastrone SO, alto duecento metri e lisciato da un’antica frana, la via "Gipsy" (V/VI), che in seguito sarà abbastanza ripetuta.
La Bujèla di Padeon, in un originale scorcio
dalla Val omonima (foto R. Vecellio)
Giusto ottantacinque anni prima, il 28.7.1900, in vetta erano giunti per la prima volta con intenti alpinistici gli austriaci von Glanvell e von Saar,  i quali seguirono la cengia che attornia la guglia con una spirale quasi regolare. il 30 luglio il terzo del gruppo, Karl Doménigg, salì da solo un alto camino che incrocia la via precedente; non ho capito da che parte sia, ma sono certo che se allora l'avessimo individuato, forse avremmo provato a salire anche quello.
Ignorata per decenni, anche se nel volume "Gruppo del Cristallo" (1996) Luca Visentini la cita tra le più suggestive della zona, la Gusèla (in ampezzano Bujèla, cioè ago), si pone tra l’escursionismo per esperti (EE) e il primo alpinismo (F). Non è una passeggiata, ma neppure una prova estrema: nel salirla ci si alterna tra vegetazione, detriti e roccette, e sotto la vetta c'è una solida paretina  quasi verticale, su cui una volta diedi una craniata che mi lasciò abbastanza stranito. Per toccare una sommità quasi piatta come un campo di calcio e ricoperta più di erba che di roccia, l’impegno non è di certo trascurabile.
Sono ritornato lassù in due occasioni: un sabato di novembre in cui la cengia era già in parte gelata, e una fresca domenica di settembre, in cui non sapevo che sarebbe stata l'ultima volta su quella cima solitaria.
Prima che gli sconvolgimenti meteorologici danneggino la via d'accesso e compromettano una gita molto gratificante, alla scorbutica Bujèla de Padeon i cultori di terreni aspri e di "wilderness" dovrebbero fare un pensiero. Da due anni in vetta c'è persino il libretto!

5 commenti:

  1. Non riesco a trattenermi dal commentare un post sulla Bujela. Ne appresi l'esistenza dal libro di Visentini. Nel 2008 l'amico Paolo Z., leggendo un tuo post, insistette per andare a visitarla, ma quell'estate il nostro primo tentativo fu respinto. Infatti sbagliammo l'attacco (lo cercavamo sulla forcella che separa la Bujela dalla Croda Longes) e quel giorno ripiegammo sulla Prima Pala Pezories, che comunque fu una interessantissima destinazione. Dopo aver studiato meglio, riprovammo il sabato di un weekend di ottobre 2008 (la domenica visitammo la Zesta, in quel famoso giorno in cui ci trovammo in tanti sulla cima) e trovammo il punto chiave per salire sulla cengia a spirale. Raggiungemmo la vetta e fu una destinazione che ci interessò molto, allineandoci totalmente alla tua opinione.
    In estate 2018 tornammo per la seconda volta, con Paolo Z. e con Paolo G. Confermammo le stesse sensazioni della prima visita, cioè di una cima particolarmente gratificante e selvaggia.
    Rispetto alla prima visita del 2009, nel 2018 trovammo qualche recente ma leggerissimo taglio di mughi (che non intacca per nulla la natura selvaggissima del percorso, serve giusto giusto per compensare la crescita dei rami dell'ultimo decennio in un paio di tratti del percorso, comunque molto più in alto dell'attacco) ed un nuovo libretto di vetta, dove scoprimmo che entrambi gli interventi (lodevoli secondo il mio parare di amante del selvaggio) sono stati svolti nel 2017 da una firma che non conosco di persona, ma che ho trovato spesso sui libretti delle cime più selvagge. Curiosità divertente: in media la cima viene raggiunta da una cordata all'anno; solo nel 2017 è stata visitata da due cordate, in due giorni consecutivi... ma si trattò dell'autore della risistemazione del percorso, che nella prima visita alla vetta vi dimenticò qualcosa e vi dovette tornare il giorno successivo a recuperalo.

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  2. Notizie molto interessanti!
    La doppia firma del 2017 è quella del caro amico, e anche parente, autore dell'immagine che correda questo post; il "qualcosa" che dimenticò in cima e lo costrinse a ritornare il giorno dopo, erano gli occhiali...
    Ciao e grazie del commento.

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  3. Prima di tutto mi fa un gran piacere rivedere un intervento di Riccardo che non conosco personalmente, ma che, da assiduo frequentatore di questo blog, lo ritengo ormai un amico di vecchia data.
    Come ho già raccontato, la forcella tra Bujela e Croda Longes fu l'inizio di una bella avventura con Albert, che ci permise di godere prima della Croda di Pomagagnon e poi del (mitico) passaggio alla Croda Longes.
    Purtroppo manco da Cortina (a parte qualche scappata di uno o due giorni) da ben 13 anni e la situazione di salute mia (tripla frattura della spalla, quasi un anno fa) e, soprattutto, di mia moglie, non promettono nulla di buono per il futuro.
    Mi ha incuriosito il fatto degli occhiali. Non molti anni fa sono salito sul Ciastel de Chedul dal fondo della Val Lunga per una via quasi elementare. Più che di una cima vera e propria si tratta di un balcone prativo che si eleva verticale sulla valle con un salto di 450 metri. È impossibile non vederlo percorrendo la trafficatissima Val Lunga, ma, sembrando del tutto inaccessibile, nessuno lo prende in considerazione con intenti escursionistici. Eppure, a parte un masso incastrato che costringe ad un breve tratto di 2+ (peraltro evitabile con un giro un po' più lungo) non presenta difficoltà se non quelle legate a percorsi privi di qualsiasi traccia.
    Ebbene, proprio lassù ho lasciato anch'io un paio di occhiali (anche piuttosto costosi). Mi sono ripromesso più volte di andarli a recuperare, ma sono passati 4 inverni e 3 estati e gli occhiali sono ancora là, a meno che qualche corvo non abbia deciso di indossarli.
    Ciao

    Saverio

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  4. Grazie caro Saverio, per la tua prontezza nel proporre spunti legati ai miei post, sempre più nostalgici e anche un po' stanchi.
    Non credo tu conosca la vetta della Bujèla, cima avvincente perché scontrosa, non difficile e non banale, tutta da interpretare. Ce n'è una molto simile vicino a Longarone, lo Spiz Galina, di cui forse ho già scritto: 1100 m di dislivello, 3 ore e più di fatica, passaggi di I su roccette ed erbe ripidissime, per una vetta che raggiunge la quota del Belvedere di Pocol, la discoteca della mia gioventù. Ne scriverò prossimamente.
    Ciao.

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    1. Attendo con ansia lo Spiz Galina. E, a proposito del Belvedere, anch'io conservo dei bellissimi ricordi di quando c'era ancora la Funivia di Pocol, tanto che un paio di anni fa avevo portato la famiglia per farle conoscere quel luogo. MAMMA MIA, che sfacelo!

      Saverio

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