Per scendere dalla Torre Lusy delle 5 Torri (la cui parete nord, salita l'1 agosto 1913 da Marino Lusy con la guida Bortolo Barbaria, offre una delle più belle ascensioni di media difficoltà della «palestra degli Scoiattoli»), bisogna calarsi nel vuoto della parete sud.
La vicenda della discesa, da decenni resa sicura con robusti anelli fissi, interessa forse soltanto gli storici. Si può credere che nel primo decennio i ripetitori della Lusy (se ce ne furono, dato il complicato periodo) scendessero per il versante di salita, come faceva un tempo chi aveva una corda sola.
La calata «normale», assai aerea, misura 40 metri, e per compierla, di corde ne occorrono due. Il primo a scendere lungo la parete fu Vittorio Emanuele Fabbro (1890-1951), un alpinista trentino che lasciò diversi segni anche sulle montagne di Cortina.
La Torre Lusy (foto E.M.) |
Fabbro compendiò al meglio l’insieme di interessi naturalistici e geografici, patriottismo irredentista, generosità personale e cultura che caratterizzò l’alpinismo trentino tra l'800 e il 900. Accademico del Cai, presiedette la Sat nel 1938-42 e nel 1944-45, anni difficili in cui lottò per impedire che un intero patrimonio ideale andasse distrutto.
Nella montagna vedeva la sintesi delle sue esperienze, e arricchiva le salite compiute con note ed osservazioni su fitti quaderni. Fra le sue prime, è più nota la cresta ovest-nord-ovest della Brenta Bassa (1913); amò molto anche il Campanile Basso, che salì undici volte da versanti diversi. Combattente nella 1^ guerra mondiale in Marmolada, negli anni '30 redasse le prime guide «Da rifugio a rifugio» del Cai-Tci. La sua biblioteca, oltre 9000 volumi tra i quali rari testi della letteratura alpinistica tedesca e inglese di fine secolo, è oggi conservata nel Museo Tridentino di Scienze Naturali.
Tra gli anni '10 e '20 del secolo scorso venne più volte in Ampezzo, e al termine di una delle prime ripetizioni della Lusy, il 12 settembre 1923, «inventò» la discesa verso sud, sulla quale quarantacinque anni or sono gli amici Ivo e Carlo ci fecero sudare freddo, poiché a metà le loro corde s’ingarbugliarono…
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