Sarà presentato a San Vito, in Sala Polifunzionale, il prossimo 26 agosto alle 18.30, «I pionieri dell’alpinismo a San Vito di Cadore. Da Matteo “Pierossi” a Tita “Valier”» di chi scrive, promosso dal Consiglio direttivo della Sezione sanvitese del Cai, curato insieme all’ex Presidente sezionale Sabrina Menegus ed edito per i tipi di Grafica Sanvitese.
Con 64 pagine ricche d’immagini in bianco e nero, l’autore conclude il percorso avviato nel 2007 con le ricerche condotte per la stesura di «Da John Ball al 7° grado», uscito nel centocinquantesimo della conquista ufficiale del Pelmo, e per la successiva mostra fotografica «150 anni di alpinismo», curata da Aldo Menegus, Alberto Bonafede (guida alpina, caduto sul Pelmo nel 2011) col sottoscritto, e presentata a San Vito nell'estate 2008.
Il lavoro tratteggia succintamente e in modo scorrevole le biografie di diciotto valligiani che animarono l’alpinismo a San Vito, dall’800 alla 2^ guerra mondiale. Due di loro, Battista Belli Vecio ed Angelo Del Favero Auzel, non furono arrampicatori, ma un infallibile cacciatore ed esploratore del misterioso «Valon» del Pelmo l’uno, il primo custode del rifugio San Marco sul Col de chi da Òs, l’altro. Gli altri si distinsero come guide e portatori alpini, talvolta occupano la cronaca dolomitica – come Matteo Ossi, Giobatta Giacin, Luigi Cesaletti, Giobatta Zanucco, Giuseppe ed Arcangelo Pordon - talaltra restando più defilati, ma apportando comunque un valido contributo all’alpinismo d'esplorazione sulle cime della Valle del Boite.
La copertina del volume |
Il libro si chiude con alcune note sulla storia alpinistica di San Vito posteriore al secondo conflitto mondiale, dalla nascita (1947) della locale Sezione del Cai e del Gruppo Rocciatori Caprioli, nelle cui file crebbero ottimi alpinisti come Gianni Palatini, Giulio De Lucia, Emilio e Natale Menegus, Gianni, Marcello e Alberto Bonafede. E così via, fino ad oggi, con altri giovani che tengono viva la tradizione alpinistica del paese, in cui già nel 1860 si registravano le visite di pionieri d'Oltralpe come John Ball, William Utterson Kelso e Paul Grohmann, decisi a lasciare la loro impronta sulle cime che contornano il paese cadorino.
Con questo lavoro il Cai di San Vito vuole ricordare e onorare un gruppo di alpinisti determinati ma un po’ meno in vista rispetto ai colleghi della vicina Cortina, separati fino al 1918 da un confine politico, non linguistico né tecnico né ideale, che si frequentarono spesso nel comune proposito di far conoscere le Dolomiti.
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