Luigi Apollonio «Longo» fu l'ultima guida alpina di Cortina a vedere la luce nel XIX secolo. Ragazzo del '99, carpentiere, soldato del Genio nella Grande Guerra, a ventisei anni ottenne dal Cai la licenza per portare turisti in montagna, che conservò poi fino agli anni ‘60.
Fratello di Pietro, guida dal 1934, fu spesso in cordata con Angelo Dibona e nel 1926 ottenne una medaglia d'argento al valor civile per uno dei primi soccorsi alpini compiuti a Cortina.
Apollonio partecipò ad almeno cinque prime ascensioni. Nel luglio 1927 salì con il cliente Edward de Trafford l'inviolata Cima SO di Marcoira; nella stessa estate affrontò con Dibona ed Angelo Verzi la Torre Trephor, la più piccola guglia d'Averau, raggiungendola in traversata da uno spuntone vicino.
Nel luglio 1930, con Dibona e i fratelli Rinaldo ed Olga Zardini, contribuì alla prima salita assoluta della Cima Cason de Formin; il 3 settembre, con Dibona e l'americano Paul Leroy Edwards, superò lo spigolo sud-sud-ovest della Tofana de Rozes ed infine, nel 1933, con i giovani colleghi Ignazio Dibona e Giovanni Barbaria salì lo spigolo sud-est della Croda Marcora.
Luigi Apollonio a sin,, in Tofana de Rozes, settembre 1927 |
Apollonio, che era stato la guida, fra i tanti, anche dello scrittore Dino Buzzati, si spense all’improvviso il 17 agosto 1978. Abitava di fronte alla Chiesa della Difesa e di lui conservo un piccolo ricordo, risalente a due anni prima.
Per il programma radiofonico in ladino che allora conducevo, stavo raccogliendo le storie delle guide anziane ancora viventi: per questo mi ero rivolto a Celso Degasper, che in famiglia conoscevamo. Una sera d’autunno, con l'amico Cesare, registrammo l’intervista al disinvolto Degasper: le due domande iniziali però riempirono l’intera cassettina, esaurendone lo spazio e lasciando senza risposta le altre dieci che avevo preparato.
L'intervista fu piuttosto apprezzata dagli ascoltatori, e qualche giorno dopo, però, incontrai i coniugi Apollonio. La consorte di Luigi, Adelina Zangiacomi «Spazacamìna», si dimostrò un po' seccata nei miei riguardi e, mentre lui ci guardava sornione, disse «Anche il mio Ijùco (Luigino, n.d.a.) era una buona guida: mi ha portato pure sul Gran Paradiso!», sottintendendo quasi certamente «Perché non hai scelto di intervistare (anche) lui?»
Lì per lì, non seppi come motivare la mia scelta, ed arrossii come un gambero.
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