Forse sarete anche stufi di sentirvi propinare le "cronachette alpestri" di chi scrive, in sostanza avventure dal I al IV, con qualche bella puntata un po’ più in alto. Ma tant’è: questo ho da offrire, nel rievocare alcune lontane giornate, e cerco sempre di farlo nel modo migliore. Prima di chi legge, soddisfa me stesso ricordare esperienze piacevoli, istruttive e che tornano spesso alla mente con piacere. Riprendo un argomento trattato spesso, ricordando che una delle mie due salite alpinistiche preferite è stata la parete S della Punta Fiames, per la via Dimai-Verzi-Heath del 1901. Dopo le prime due salite della “paré”, nell’estate 1976, lasciai passare qualche annetto, dedicandomi ad altro. Lunedì di Pasqua 1980 ripresi la strada della Fiames con Enrico: impiegammo molto per domare la via, in una giornata grigia e fredda: la soddisfazione fu sempre grande, anche se allora salivo solo da secondo. L'8/3/1981, giusto trent'anni fa, avvenne la quarta salita, prima d'inverno; era con noi anche Andrea, forte scalatore feltrino che morì qualche anno dopo in un incidente di moto. In agosto la quinta, che feci da primo, per fare esperienza ed anche per necessità, poiché il mio compagno non si sentiva di farlo. Nelle salite che sono riuscito a realizzare sulla via, c’è stato anche lo spazio per un’altra invernale in condizioni estive, una in meno di due ore “in conserva”, una in dolce compagnia, una conclusa con un piccolo incidente, una invernale con annessa piccola "cioca" in vetta. Per completezza, devo citare l’ultima, mezza salita: eravamo in tre e arrampicammo così lenti che sulla cengia inferiore (preso da arcani timori) proposi di tornare a casa se non volevamo uscire alle otto di sera. Il rientro, lungo i nuovi ancoraggi, fu veloce e divertente, ma un po’ mesto. Da allora non ho più sfiorato le rocce della “paré”, che ho percorso almeno una volta l’anno per un ventennio esatto e sulle quali devo dire che mi sono sempre divertito.
Non sembra, ma era inverno! Enrico e io sulla "parè", 23/1/83 |
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