Come tanti compatrioti e in più come ampezzano, appassionato di montagna e nipote di Lino Lacedelli, ho assistito un po' trepidante alla fiction “K2 Montagna degli italiani”, trasmessa da Raiuno il 18-19 marzo.
Vista quella e altri prodotti simili, mi sono fatto un convincimento: la televisione italiana, probabilmente perché deve accontentare spettatori da Courmayeur a Lipari, alpinisti e no, non è capace di raccontare la montagna in modo obiettivo e verosimile.
Lacedelli al Campo Base del K2, 50 anni dopo (fine luglio 2004) |
Dopo tutte le puntate della soap-opera sostenuta con valige di euro dall'Autonome Provinz Bozen, in cui un Terence Hill imambolato caccia il lupo (!) dietro l'Hotel sul Lago di Braies e molte altre amenità del genere, la fiction sulla prima salita del K2, fatto sofferto e controverso della nostra storia del secondo dopoguerra, pare ne abbia seguito le orme.
Si scorrazza da dialoghi banali ("ciò, 'ndemo a mona ..." dicono un paio di volte i giovani candidati, come nei sexy movies italiani degli anni '70) a personaggi spesso falsati (la “morosa” di Lino, da una lucente cucina, di formica ben poco montanara, va in stalla con scarpe nere e tacchi a spillo; Lino indossa solo un "eskimo" per sfidare il vento dei 5000, scala l'improbabile campanile di una chiesa che non è quella di Cortina e parla come il suo omonimo Lino Toffolo; Bonatti sale in alto con la giacca a vento aperta, senza berretto né guanti, e pare Ricky Memphis; Cassin abita in una baita d’alta montagna come un selvaggio, anziché nella operosa città di Lecco …); da paesaggi incongruenti (ma ci sarà erba tra le rocce a quota 7000?) a ricostruzioni alpinistiche un po’ ridicole (scalatori impacciati anche su terreno facile; zaini stracolmi di corde ingarbugliate in modo poco professionale, Lacedelli e Compagnoni che arrivano in cima pestando ... orme già tracciate!).
Con zio Lino a Malga Federa, 9/2/2003 (photo: courtesy of idieffe) |
L’unico personaggio con un po' di realismo mi è parso il professor Desio, militaresco organizzatore della spedizione. Per il resto, seppure fosse un film “di regime”, era meglio “Italia K2″ di Marcello Baldi.
Persino il Cai nazionale (vedi i quotidiani odierni) ha preso le distanze da questo lavoro con un secco comunicato stampa. Peccato per il K2, e peccato per gli uomini del K2!
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